Il rugby tra dubbi e tante paure: il futuro è una grande incognita
Biagini, presidente Lazio 1927: «Ora è impossibile ricominciare»
Il rugby è lo sport di contatto per eccellenza e il primo aver chiuso definitivamente i battenti per questa stagione. Per questo ripartire appare complicatissimo, come sottolinea il presidente della Lazio 1927 Alfredo Biagini (che ha perso il suo coach Daniele Montella, tornato alla Rugby
Roma). «Senza un forte aiuto della federazione sarà difficilissimo ripartire con un campionato a 12 squadre competitivo. Per noi al momento ricominciare è una chimera, la pandemia ha messo in ginocchio il movimento. Saremo gli ultimi a rimetterci in moto».
L’anno zero del rugby romano prova a muoversi da una ripartenza difficile solo da immaginare. Nello sport di contatto per eccellenza non ci sono distanze sociali da rispettare e il solo pensare a un protocollo antivirus da la applicare alla mischia è impresa impossibile.
E così l’ovale è inchiodato ai suoi dubbi, tra l’incasso (circa 2 milioni di euro) congelato e l’indotto sulla città (circa 10 milioni di euro) perso per la sospensione del Sei Nazioni con Italia-Inghilterra rinviata a data ignota, le società sono alle prese con le mille difficoltà disseminate sulla strada della ripartenza.
Chi da marzo sembra aver spento le luci è la Lazio 1927: impegnata nella lotta salvezza in Top 12 ha incassato il blocco del campionato, ma non le ultime rate delle aziende che la sostengono. Nel frattempo il suo allenatore, Daniele Montella, è tornato a casa alla Rugby Roma, alcuni giocatori stanno cercando una nuova sistemazione e il presidente, Alfredo Biagini, lancia un grido di dolore: «Credo - racconta sconsolato - che se non ci sarà un consistente aiuto federale difficilmente il prossimo campionato vedrà 12 squadre competitive al via. Siamo stati i primi a dichiarare chiusa la stagione, saremo gli ultimi a poter riprendere gli allenamenti. Quando? Non si sa, ma quello che ci angoscia è il come».
Qualcuno ha proposto il salary-cap per il campionato, in modo da facilitare l’impiego di giocatori italiani e giovani cresciuti in casa...
«Mi fa sorridere, al massimo noi possiamo parlare di rimborso spese-cap. Il campionato costa e per noi che non abbiamo un nostro impianto (la Lazio gioca e si allena all’Acquacetosa, ndr) i costi sono maggiorati. A parte 4 o 5 società strutturate, credo che il virus abbia creato un problema generalizzato: aspettiamo le decisioni federali, al momento per noi non ci sono le condizioni per ripartire».
Dove, invece, non si sono fermati un attimo è all’Unione Capitolina. L’obiettivo è non perdere per strada un solo bambino delle centinaia del vivaio. Giulio Toniolatti, ex azzurro oggi direttore sportivo in via Flaminia, racconta i tre mesi alle prese con il distanziamento.
«Devo ringraziare tutti i nostri educatori e gli allenatori che hanno fatto i salti mortali per mantenere i contatti con i ragazzi, fino a organizzare un contest di cucina virtuale e programmi di allenamento online. Il nostro principale sponsor, il ristorante al campo, riaprirà in questi giorni con le nuove misure di sicurezza, ma è certo che la chiusura sarà un grosso problema per il nostro bilancio. Questa situazione ci ha messo in ginocchio, ma ha anche portato a galla una grande unità di squadra».
❞ Senza un forte aiuto federale niente campionato con dodici squadre
Siamo stati i primi a chiudere definitivamente, saremo gli ultimi a ripartire