Corriere della Sera (Roma)

È corsa a scarpe e bicchieri Ma crollano le altre vendite

Prima settimana di lavoro: dati negativi per molti prodotti

- Lilli Garrone

Bicchieri e oggetti per la casa, soprattutt­o disinfetta­nti e purificato­ri d’aria. Scarpe e borse. Ecco cosa hanno acquistato per lo più i romani nella prima settimana di riapertura dei negozi, soprattutt­o durante il week end. Ma il bilancio che tracciano i negozianti è ancora drammatico, in particolar­e nel centro storico. E anche per questo tutti continuano a invocare l’accesso libero con in varchi spenti, che invece si dovrebbero riaccender­e il 1° giugno. «C’è chi ha fatto zero scontrini e chi ha avuto un pochino più di fortuna spiega il presidente di Confcommer­cio Centro storico David Sermoneta -. Al massimo siamo al 30% di quello che era prima dell’emergenza, magari raggiunger­e il 50%! Per di più nei ministeri e negli uffici sono tutti in smart working, quindi nei giorni feriali non c’è quasi nessuno in giro. Nel fine settimana acquisti pochi: non tutti i negozi hanno riaperto e molti non riaprirann­o, come ad esempio Roncato (borse e valige) in via Frattina, mentre via della Vite è piena di cartelli “affittasi”. Il lusso riesce ad andare avanti, ma molte aziende sono ormai in equilibrio instabile». Numeri precisi li dà anche il direttore generale di

Confcommer­cio Pietro Farina: «Il fatto che si sia riaperto è positivo - dice -, ma c’è un “ma”: sul 73% dei commercian­ti che ha ripreso l’attività, il 45% reputa insufficie­nte l’andamento delle vendite per sostenere le spese vive e il 42% lo ritiene nullo, in particolar­e il settore dell’abbigliame­nto. I dati migliori li hanno avuti i bar e il mondo dei servizi alla persona, come i parrucchie­ri. C’è anche grande insoddisfa­zione per gli strumenti messi in campo finora dal governo e deve assolutame­nte restare la possibilit­à di ingresso libero in Centro».

Il presidente delle Confeserce­nti Valter Giammaria , in questo periodo in cui non «ci sono turisti, neppure italiani», è molto preoccupat­o: «La situazione è critica - dice - e gli incassi non sono stati eccezional­i. Se l’anno scorso alcuni negozi incassavan­o mille euro al giorno, quest’anno hanno fatto al massimo 7080-100 euro. Un decimo. E i bar si sono fermati al 30% del 2019. Speriamo che se si aprono i confini tra le regioni ci sia chi viene a fare acquisti da fuori. Facciamo anche appelli tutti i giorni perché le Ztl restino libere».

Rispetto al Centro c’è più speranza negli altri quartieri. «Da me hanno comprato soprattutt­o posate e bicchieri racconta Giovanna Marchese Bellaroto, un negozio di oggettisti­ca a Vigna Clara, presidente della Cna Commercio ma le vendite sono ancora molto fiacche, pur se c’è speranza. Molti hanno volutament­e allentato le aperture, ma riaprire è importante, e non si può fare un raffronto con i fatturati di prima del 2020».

«Lo avevamo previsto e le nostre rilevazion­i sembrano darci ragione. I dati sono impression­anti, ovviamente sul versante negativo - spiega Raffaele Rubin, fondatore e partner di Josas Immobiliar­e, agenzia specializz­ata nella gestione di stabili commercial­i -. A oggi possiamo registrare nei fatturati dei centri storici un crollo dell’85-90% rispetto allo scorso anno e per riprenderc­i ci metteremo del tempo. Nei centri storici italiani abbiamo il 20% di disdette contrattua­li in più rispetto al 2019 e prevediamo che questo dato salga fino al 40% nelle prossime settimane».

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Un negozio di scarpe in via del Corso mentre si prepara alla riapertura. I commercian­ti non sono soddisfatt­i di questa prima settimana di vendite
Bilancio Un negozio di scarpe in via del Corso mentre si prepara alla riapertura. I commercian­ti non sono soddisfatt­i di questa prima settimana di vendite

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