Corriere della Sera (Roma)

Lockdown, i dati choc: Lazio, senza lavoro un milione di persone

Nel Lazio durante il lockdown in tanti non hanno potuto svolgere le loro consuete mansioni: 750mila quelli che hanno dovuto sospendere l’attività e tra questi il 75% riguarda la Capitale

- Di Lilli Garrone

Almeno un milione di persone non hanno potuto lavorare durante il periodo del lockdown. Oppure, se l’hanno fatto, solo poche ore al giorno. A causa della pandemia, infatti, sono molte le aziende di Roma e del Lazio che hanno interrotto l’attività e richiesto per i propri dipendenti gli ammortizza­tori sociali, dalla cassa integrazio­ne ordinaria a quella in deroga, ai fondi di solidariet­à, ai fondi di integrazio­ne salariale e ai congedi parentali. Le cifre dell’assessorat­o al Lavoro della Regione Lazio dicono, così, che sono state 750 mila le persone sospese dal lavoro, e di queste il 75% riguarda la Capitale, alle quali si vanno ad aggiungere i bonus per i lavoratori autonomi, 272 mila, e i 60 mila congedi parentali. Non solo. Il bonus baby sitter è stato richiesto da 18 mila famiglie del Lazio, delle quali 16 mila romane. «Numeri che erano in qualche modo prevedibil­i», afferma l’assessore al Lavoro Claudio Di Berardino, «viste le scelte che sono state fatte per l’emergenza sanitaria. Sono numeri compatibil­i con le chiusure, e sono ben quattro i tipi di ammortizza­tori sociali messi in campo».

Andando poi più nello specifico e consideran­do per la cassa integrazio­ne in deroga, numeri che ogni giorno crescono, al 20 maggio sono arrivate da parte delle imprese laziali 69.814 domande, delle quali 62.938 sono già state autorizzat­e dagli uffici regionali, con un impegno di spesa di 295,7 milioni di euro. Domande

che coinvolgon­o 180.198 dipendenti del Lazio, ed anche in questo caso i romani sono il 76%. Per la maggior parte provengono dagli alberghi e dalla ristorazio­ne (88.838) e da altre attività di servizio (81.449).

«La fotografia che emerge da questi dati - aggiunge Di Berardino - è quella di un indebolime­nto del tessuto economico e sociale della nostra regione. Particolar­mente colpiti soni stati il turismo, gli alberghi, la ristorazio­ne e altri servizi. Adesso è importante la ripartenza che, comunque, deve essere legata alle regole perché dobbiamo necessaria­mente convivere con il virus. Quindi protezione, sanificazi­one, igienizzaz­ione e sicurezza nei luoghi di lavoro sono elementi fondamenta­li».

La ripresa in ogni modo non è prevista in tempi brevi, data anche l’entità della crisi economica. «Prima che arrivi a regime ci vorrà un po’ di tempo - continua Di Berardino - ed è complicato fare delle previsioni. Quel che è certo è che abbiamo ancora bisogno di ammortizza­tori sociali, quindi è importante la previsione fatta nel decreto del governo fino al 31 ottobre. Bisogna inoltre capire quali politiche attive mettere in campo dopo un confronto con le parti sociali». Ma c’è già qualcosa su cui punta la Regione Lazio? «Rafforzare l’università e la ricerca - conclude l’assessore -. E puntiamo anche sulle start up: il Lazio è la seconda regione dopo la Lombardia con un numero di start up innovative pari all’11,3% del totale Italia».

La crisi Di Berardino: «Ripresa lontana, abbiamo ancora bisogno degli ammortizza­tori sociali»

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Manifestaz­ione Cuoche e addette alle mense delle scuole comunali ieri in Campidogli­o

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