Corriere della Sera (Roma)

Il volley vuole tornare grande vent’anni dopo l’unico scudetto

Il presidente Barani: «Proviamo a salire in A2 ma le istituzion­i ci devono aiutare»

- Marco Calabresi

Soltanto dieci giorni fa, Roma festeggiav­a il ventesimo anniversar­io del primo e unico tricolore del volley. Era la Piaggio di Montali e di campioni che fecero sognare una città intera. La Capitale era ritornata sotto rete con la M.Roma di Massimo Mezzaroma nel 2006: una Coppa Cev, qualche stagione in A1, poi il lento declino. Un paradosso, se si considera che ogni volta che a Roma c’è il grande volley, si riempiono i palazzetti e persino il Centrale del Foro Italico, meraviglio­sa cornice all’aperto.

Per trovare una Roma nel volley, oggi, bisogna scendere di due gradini rispetto alla Superlega, dove comunque la regione si è difesa con Latina (diventata Cisterna) e Sora nell’ultimo anno. La riforma dei campionati di pallavolo ha portato alla nascita di una terza Serie A, chiamata appunto Serie A3. È lì che la Roma Volley - che gioca le sue gare interne al PalaHoney, all’Axa prova a farsi largo nel panorama nazionale. Ma i problemi sono i soliti, nonostante la «qualifica» di massima espression­e del volley capitolino.

«Stavamo provando a salire in A2 prima del Covid - racconta il presidente Antonello Barani, imprendito­re nel campo della comunicazi­one e della sicurezza privata -. Ci proveremo anche l’anno prossimo, ma viviamo con tante incognite e devo ammettere che è non è semplice trovare energie e stimoli per ripartire. Che senso avrebbe, per i nostri sponsor e per la nostra visibilità, giocare le partite a porte chiuse?». Poi arrivano le stoccate: «Ci serve l’aiuto di tutti. La cosa che più mi ha dato fastidio in questi mesi di lockdown è stato il non ricevere una telefonata da nessuna istituzion­e, né locale né federale. Lo sport non può ripartire se non si creano sinergie. Non vorrei fare come Toti, che ha annunciato il disimpegno dalla Virtus, ma chi me lo fa fare a proseguire l’attività in queste condizioni?».

La Roma Volley ha una squadra maschile in A3 e una femminile in A2: c’è un rapporto di collaboraz­ione, anche se il numero di matricola è diverso. Di recente, la squadra femminile ha anche stretto un accordo di partnershi­p con la Volleyrò Casal de Pazzi, da sempre tra le società più vincenti del panorama giovanile italiano. In totale, compresi anche i settori giovanili, il numero dei tesserati per la Roma Volley sfiora quota mille. «Nel 2014, quando rilevai la Polisporti­va Arvalia, decisi subito di cambiare nome alla squadra, sfruttando la forza che solo una città come Roma sa dare - racconta Barani -. Vorrei una condivisio­ne di idee, anche per l’eventuale utilizzo del PalaTizian­o, messo a bando dal Comune. L’Italia, nella pallavolo, ha vinto praticamen­te tutto e la risposta della città è sempre stata massiccia, nonostante due squadre di calcio. Spostando un tubo in una struttura privata (il PalaHoney, ndr) mi sono inventato un campo per giocare la Serie A. Ma si può e si deve fare di più».

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Una schiacciat­a di Lorenzo Rossi, in azione al PalaHoney dell’Axa
Martello Una schiacciat­a di Lorenzo Rossi, in azione al PalaHoney dell’Axa

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