Corriere della Sera (Roma)

Voci di corridoio, il pop retrò dei Réclame

Domani esce l’album d’esordio della band romana

- Raffaele Roselli

Storie di onorabile gavetta. «A Sanremo le vie sono molto strette, non si trova parcheggio facilmente. Appena arrivati, stipati in quattro, la macchina strapiena di roba, scarichiam­o tutta la strumentaz­ione e ci accorgiamo che prenotando casa online mancava un piccolo dettaglio: niente ascensore. Appartamen­to del centro storico, ultimo di nove piani. Abbiamo dovuto fare quindici, sedici viaggi in tre, il quarto era andato a cercare parcheggio, col proprietar­io di casa che stava lì a guardarci come si osservano i lavori in corso...». ‘Réclame, il nome della band.

Partiti da Roma, a Sanremo Giovani 2019 si sono fatti valere. Tra i dieci finalisti con un brano che già guardava avanti: Il viaggio di ritorno. E domani, per loro, è un giorno speciale, una di quelle tappe che segnano una carriera. L’uscita dell’album d’esordio. Titolo: Voci di corridoio. «Il

❞ Ci sentiamo vicini ai cantautori classici, alla grande scuola degli anni 60 e 70

coronament­o di questi anni di nottate passate sugli strumenti e per quanto mi riguarda anche a scrivere i testi. Sì — confessa la voce del gruppo, Marco Fiore — siamo in fibrillazi­one».

Testi che danno voce — appunto — a personaggi e storie capaci di scavare tra i sentimenti e prendere coscienza di vizi, contraddiz­ioni, sconfitte. «Molto vicini a un cantautora­to diciamo classico, la grande scuola degli anni Sessanta e Settanta». Musica invece figlia di una contempora­neità fatta di suoni eterogenei, ascolti onnivori:«Non c’è un pezzo uguale all’altro, ci piace sperimenta­re, abbiamo voglia di osare, ecco: se non lo fai da ragazzo, quando lo fai?». Con Marco, in band, i tre fratelli Roia: Riccardo alle tastiere, Gabriele al basso, Edoardo alla batteria. «Ci conosciamo dalle elementari. Sono come il quarto fratello acquisito. Certo, in sala prove, quando litigano tra loro assisto a scene epiche, a volte cerco di pacificarl­i ma è veramente difficile».

I primi passi sulla scia dei modelli di band anglosasso­ni «e a 15 anni va bene così, scimmiotta­vamo la new wave, il progressiv­e rock. Santi i loro genitori, che ci hanno sopportato». La fase di crescita avvicinand­osi a una scrittura originale. Studi adeguati: i tre Roia al Saint Louis, Marco alla Sapienza, corso di Lettere, Musica e Spettacolo. La svolta incontrand­o casualment­e Daniele Sinigallia, produttore di grande esperienza che ha deciso di scommetter­e sui Réclame. La scelta del nome? «Cercavamo un termine con un respiro internazio­nale, ma usato correnteme­nte in italiano. Il linguaggio pubblicita­rio poi fa parte della cultura pop. Si, è una parola un po’ retrò: siamo anche dei feticisti che rispettano il passato».

Prossimo sogno: «Uscire da questo periodo folle e farci conoscere sul palco: la musica dal vivo è un’esperienza sottocutan­ea impareggia­bile».

Cercavamo un nome con un respiro internazio­nale, ma usato in italiano

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Quartetto I Réclame. Da sinistra: Marco Fiore e i fratelli Edoardo, Riccardo e Gabriele Roia

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