Ecco la «ciclotangenziale» per collegare gli atenei
Proposta della Sapienza per collegare sedi e metropolitane
«Siamo felici che bici e piste ciclabili siano diventati di attualità ma è bene cogliere l’occasione di questo virus per affrontare questioni sul piatto da anni, ripensare le strategie di trasformazione urbana». Alessandra Capuano insegna Progettazione architettonica e urbana alla Sapienza, ha curato le ricerche La città come cura e la cura della città e Stili di vita e le città del futuro (Quodlibet), con il contributo di medici e sociologi. Una proposta concreta di intervento che, proprio partendo dai luoghi dell’università, arrivi a costruire una viabilità che comprenda, nelle periferie oltre che nel centro storico, una rete di oasi urbane, strade vitali, vie verdi e attrezzate, collegamenti con la metropolitana. Non progetti sporadici e scollegati ma una vera azione di sistema.
La pandemia sta favorendo in molte città europee un ripensamento, Roma sembra in ritardo: le piste ciclabili esistenti sono in condizioni pessime, il trasporto pubblico insufficiente, su tutto vince il traffico privato.
«Il paradosso è che Roma possiede potenzialità uniche: è la città con la rete di aree verdi più vasta d’Europa. Che non sfrutta: poco utilizzate, in alcuni casi del tutto abbandonate e degradate. Le auto consumano tutto lo spazio, non solo per la circolazione stradale. La nostra è una città pericolosa per ciclisti e pedoni. Le statistiche dei morti di marzo e aprile ci dicono, a proposito di paradossi, che Roma ha avuto meno morti nel 2020, in piena emergenza Covid che nel 2019 perché non ci sono le vittime da traffico».
In cosa consiste la Ciclotangenziale Sapienza?
«Noi abbiamo lavorato sullo spunto delle piste ciclabili cercando di mettere in connessione tra loro tutte le sedi della Sapienza — San Lorenzo, Flaminio, Nomentano, Grottarossa, Pietralata — che con i suoi oltre 100 mila studenti (più di una città di provincia) è la più grande d’Europa. Rete che potrebbe essere allargato anche agli altri due atenei, Roma Tre e Tor Vergata. Mettendolo in connessione con i percorsi lungo le mura, la pista sul Tevere avremmo già un sistema molto ricco, a disposizione di tutti i cittadini. Oltre al Grab, su cui faremo una nuova ricerca. E, nel contempo, riqualificando le tante aree abbandonate come, solo per fare un piccolo esempio, il cosiddetto pratone di Economia, tra via De Lollis e la Tiburtina».
Come vede, da architetto, la Roma del futuro?
«L’ambiente incide sulla nostra salute, come sottolinea con forza l’Oms. Mai come adesso è evidente che le città devono essere più vivibili, valorizzando gli spazi pubblici. I progetti ci sono. Ascoltateci».
Impegno La professoressa Alessandra Capuano, insegna Progettazione architettonica e urbana