Corriere della Sera (Roma)

Parchi e cortili, il calcio dei ragazzi

Le «nuove» regole: i contrasti sono vietati, si segna solo al volo e solo da fuori area

- Marco Calabresi

I ragazzini in città si organizzan­o, si attrezzano e attraverso «nuove» regole ad hoc tornano a giocare a calcio nei cortili dei palazzi e nei parchi. Per non correre rischi sono vietati i contrasti con l’avversario, si può segnare solo calciando al volo e da fuori area. Per sicurezza, ogni tanto, si mette il pallone sotto la fontanella prima di ricomincia­re. I grandi guardano con le mascherine le sfide tre contro tre e tengono in mano quelle dei figli, aspettando che finiscano.

Garbatella Non si può entrare nell’area avversaria, si calcia e si segna soltanto da fuori. E la palla, ogni tanto, sotto la fontanella

Adesso che i parchi sono aperti e si può scendere sotto casa, andateci voi a dire ai bambini che non si può giocare a pallone. Perché di quello si tratta, il calcio è un’altra cosa, almeno per il momento. Il comitato regionale Lazio ha diffidato le società che si stavano attrezzand­o per riprendere l’attività di scuola calcio e settore giovanile, ovviamente rispettand­o tutte le restrizion­i: adesso non si può, non è il momento. Così i giovani hanno già trovato l’alternativ­a: «Le partitelle ce le facciamo da soli, con due felpe a terra come porte e ricordando­ci a memoria chi è un compagno e chi un avversario», racconta Jacopo, 17 anni. «Mai avevo frequentat­o così tanto Villa Ada», dice poco prima che una pattuglia dei vigili urbani passi tra le stradine sterrate. Ti aspetti una multa o comunque un rimprovero: invece si usa il buon senso e si tira dritti, anche perché il pressing sul portatore di palla o i contrasti non hanno niente a che vedere con quelli che si insegnano a scuola calcio.

Girando per i parchi e per i cortili di quartiere, trovi palloni (e muri, per i giocatori solitari) ovunque. C’è chi approfitta dello stop prolungato dell’attività agonistica e non vuole perdere la confidenza con la palla: basta mettere a terra due «cinesini» e lo slalom tra i birilli è cosa fatta. Per non parlare della «tedesca», tornata prepotente­mente di moda al tempo della fase 2. Le regole cambiano a seconda del numero civico: uno in porta, gli altri a passarsi il pallone, si segna solo al volo. Rischio zero, ancora meno se ogni tanto si mette il pallone sotto la fontanella.

Più è stretto il cortile, più bisogna inventarsi qualcosa. Alla Garbatella il pallone post-covid è un po’ pallamano e un po’ hockey. Non si può entrare nell’area avversaria: si calcia e si segna soltanto da fuori. Ed è come se il campo fosse diviso in tre zone, neanche fossimo sul ghiaccio. Ci sono le aree e c’è ovviamente una zona neutra, dove in qualche modo il pallone all’avversario bisogna toglierlo. «Qualche calcio l’ho preso ma l’ho anche dato», confessa Mattia, 9 anni, che gioca con la maglia di Zaniolo. Il papà annuisce, poi aggiunge: «La chiusura delle scuole calcio, almeno per gli allenament­i in piccoli gruppi, a noi genitori sta creando un sacco di problemi. Lì ci sarebbero gli istruttori, così siamo noi a dover fare i cani da guardia».

I grandi hanno la mascherina, e tengono in mano anche quella dei bambini, in attesa che la partitina tre contro tre finisca. La paura, però, non è passata del tutto. Non lontani dal campetto improvvisa­to, ci sono quattro anziani che giocano a carte: «C’è troppa gente».

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Irresistib­ile passione Un gruppo di ragazzini impegnati in una partitella ieri pomeriggio a Colli Aniene

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