Corriere della Sera (Roma)

Arce dà l’addio a Mollicone «Ciao Guglielmo, avrai giustizia»

Centinaia di compaesani sul sagrato della chiesa per le esequie del padre di Serena

- DAL NOSTRO INVIATO Fulvio Fiano

(Frosinone) - «Ciao Guglielmo, avrai giustizia». Il saluto dell’avvocato e amico Dario De Santis dal sagrato della chiesa Santissimi Pietro e Paolo viene accolto con un commosso applauso dalle centinaia di persone che hanno atteso all’esterno la celebrazio­ne delle esequie di Guglielmo Mollicone, in piazza Umberto I ad Arce. A 72 anni, gli ultimi 19 trascorsi nella lotta per avere la verità sull’omicidio di sua figlia Serena, l’uomo simbolo di una battaglia giudiziari­a riaperta dal suo amore e di una perseveran­za senza pari si è spento domenica sera dopo cinque mesi in coma per un ictus, alla vigilia dell’anniversar­io del delitto. Un grande striscione lo definisce «eroe arcese» e concittadi­ni di ogni età vengono a rendergli omaggio. «Ha tenuto duro fino all’ultimo», dice suo fratello Antonio. Con lui la sorella Armida, l’altra figlia Consuelo e la nuova compagna, Miriam. Pochi metri più in là, sulla serranda della cartoleria dove il ricordo di Serena è rimasto sempre vivo, la nipote Michela lascia un disegno con padre e figlia che si tengono per mano alle porte del paradiso.

«Una vicenda struggente

La bara di Guglielmo Mollicone portata fuori dalla chiesa di Arce: nel 2001 il corpo di Serena fu trovato poco lontano che mia madre mi ha sempre raccontato. Poi ho conosciuto il signor Guglielmo e la sua grande forza», dice Francesco, 20 anni. La nipote Gaia, in lacrime, ricorda tutti gli anniversar­i celebrati a volte in pochi a volte in tanti, proprio l’1 giugno: «Niente della tua battaglia sarà perduto». Il sindaco Luigi Germani, dopo un minuto di silenzio nel giorno di lutto cittadino, a gran voce esalta l’uomo e il maestro che ha insegnato a tanti nelle elementari di Arce. Al fianco del primo cittadino ci sono rappresent­anti di tutte le forze dell’ordine, a partire dai vertici provincial­i dei carabinier­i che nel processo appena iniziato si sono costituti parte civile contro tre uomini dell’Arma, l’allora comandante Franco Mottola (accusato del delitto con la moglie e il figlio) e i due appuntati che a vario titolo lo avrebbero aiutato a coprire la verità sull’omicidio.

«Guglielmo ha lasciato un’enorme eredità di affetti e una lezione di educazione civica e fiducia nelle istituzion­i, quando le stesse sembravano contro di lui, che ne fa un esempio per tutti», dice ancora l’avvocato De Santis. «Non so quanti genitori al posto suo avrebbero avuto la stessa forza, meritava di avere giustizia da vivo», dice la signora Nadia, commossa. Dopo quaranta minuti sul sagrato per consentire a tutti un saluto, il funerale si celebra all’interno con un numero ristretto di persone nel rispetto del distanziam­ento. «La sua lotta per la giustizia è la lotta di tutti noi», conclude l’omelia don Arcangelo. Poi Guglielmo, almeno idealmente, riabbracci­a Serena.

La battaglia

L’amico

passati dal delitto, commesso l’1 giugno 2001

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L’ultimo saluto

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