HOTEL E B&B, PROTOCOLLI DA INCUBO
Un fulmine ha incenerito l’industria dell’ospitalità: la gran parte degli alberghi a Roma sono ancora chiusi, nonostante che in Italia sia ripresa la libera circolazione, e sia prossima quella europea.
Si dice che i fulmini siano stati inventati da Giove per punire i mortali delle loro colpe.
Si vede che le colpe degli albergatori sono senza fine, perché il post-fulmine sembra raddoppiare (se possibile) la punizione.
I protocolli in atto, uguali sostanzialmente in ogni regione, anche in quelle dove non c’è nessun contagio da molti giorni, e anche nel Lazio, dove se ne conta qualche unità al giorno, rendono il vissuto alberghiero, soprattutto dove c’è la ristorazione, estremamente difficile, allontana i clienti e aumenta i costi: una combinazione micidiale.
Ci sono i percorsi obbligatori di ingresso e uscita (ma non basta la distanza?); i clienti devono indossare la mascherina, salvo al momento di mangiare; non è consentito l’uso di appendiabiti (che se il livello di contagio fosse davvero così intenso da non permettere di accostare un abito all’altro, avremmo decine di migliaia di contagiati, che non abbiamo).
Nella concessione dell’occupazione di suolo pubblico con i tavolini sulle strisce blu entra in campo il prefetto. A designarlo come commissario ad acta al posto del Campidoglio è il Consiglio di Stato. I giudici amministrativi ne dispongono la nomina attraverso una sentenza di ottemperanza con cui bacchettano l’inerzia del Comune a esaminare la domanda di un ristoratore di Trastevere intenzionato a collocare tavolini in via di San Francesco a Ripa. Immobilismo che dura dello scorso anno, allorché proprio il Consiglio di Stato, con sentenza datata 29 marzo del 2019, impone al Comune di vagliare la domanda di occupazione di suolo pubblico, escludendo un rifiuto dovuto alla presenza della sosta tariffata. Il Campidoglio ha 120 giorni di tempo per eseguire il dispositivo. Sapendo che - come sottolineano i giudici nella motivazione «l’unico vincolo in sentenza all’attività all’amministrazione e costituito dall’esclusione del divieto assoluto di occupazione delle aree di sosta tariffata della viabilità locale». In altre parole, un rifiuto potrà essere opposto, ma non sul presupposto della presenza della sosta tariffata. Qualora il Campidoglio dovesse rimanere inerte fino a ottobre, allora interverrà il prefetto. Che potrà anche delegare a una figura specifica il compito di disporre un piano di massima occupabilità (pmo) nella strada laterale a viale Trastevere. Bisogna ricordare che la querelle nasce nel 2018, quando il Consiglio di Stato sdogana i tavolini sulle strisce blu in via di San Francesco a Ripa su istanza della pizzeria La Fraschetta. Quest’ultima sentenza nasce dal nuovo ricorso proposto a novembre del 2019 dalla medesima pizzeria attraverso il suo legale, l’avvocato Andrea Ippolito, che lamenta come il Campidoglio rinvii in continuazione l’esame della loro istanza, nonostante il verdetto favorevole. Il Campidoglio replica che il Municipio, preposto alla valutazione, prima ha raccolto un parere critico della polizia municipale del 2 aprile 2020, poi non ha potuto proseguire nelle valutazioni anche per via dell’emergenza Covid -19. Ora potrebbe decidere il prefetto.