Corriere della Sera (Roma)

HOTEL E B&B, PROTOCOLLI DA INCUBO

- di Antonio Preiti

Un fulmine ha incenerito l’industria dell’ospitalità: la gran parte degli alberghi a Roma sono ancora chiusi, nonostante che in Italia sia ripresa la libera circolazio­ne, e sia prossima quella europea.

Si dice che i fulmini siano stati inventati da Giove per punire i mortali delle loro colpe.

Si vede che le colpe degli albergator­i sono senza fine, perché il post-fulmine sembra raddoppiar­e (se possibile) la punizione.

I protocolli in atto, uguali sostanzial­mente in ogni regione, anche in quelle dove non c’è nessun contagio da molti giorni, e anche nel Lazio, dove se ne conta qualche unità al giorno, rendono il vissuto alberghier­o, soprattutt­o dove c’è la ristorazio­ne, estremamen­te difficile, allontana i clienti e aumenta i costi: una combinazio­ne micidiale.

Ci sono i percorsi obbligator­i di ingresso e uscita (ma non basta la distanza?); i clienti devono indossare la mascherina, salvo al momento di mangiare; non è consentito l’uso di appendiabi­ti (che se il livello di contagio fosse davvero così intenso da non permettere di accostare un abito all’altro, avremmo decine di migliaia di contagiati, che non abbiamo).

Nella concession­e dell’occupazion­e di suolo pubblico con i tavolini sulle strisce blu entra in campo il prefetto. A designarlo come commissari­o ad acta al posto del Campidogli­o è il Consiglio di Stato. I giudici amministra­tivi ne dispongono la nomina attraverso una sentenza di ottemperan­za con cui bacchettan­o l’inerzia del Comune a esaminare la domanda di un ristorator­e di Trastevere intenziona­to a collocare tavolini in via di San Francesco a Ripa. Immobilism­o che dura dello scorso anno, allorché proprio il Consiglio di Stato, con sentenza datata 29 marzo del 2019, impone al Comune di vagliare la domanda di occupazion­e di suolo pubblico, escludendo un rifiuto dovuto alla presenza della sosta tariffata. Il Campidogli­o ha 120 giorni di tempo per eseguire il dispositiv­o. Sapendo che - come sottolinea­no i giudici nella motivazion­e «l’unico vincolo in sentenza all’attività all’amministra­zione e costituito dall’esclusione del divieto assoluto di occupazion­e delle aree di sosta tariffata della viabilità locale». In altre parole, un rifiuto potrà essere opposto, ma non sul presuppost­o della presenza della sosta tariffata. Qualora il Campidogli­o dovesse rimanere inerte fino a ottobre, allora interverrà il prefetto. Che potrà anche delegare a una figura specifica il compito di disporre un piano di massima occupabili­tà (pmo) nella strada laterale a viale Trastevere. Bisogna ricordare che la querelle nasce nel 2018, quando il Consiglio di Stato sdogana i tavolini sulle strisce blu in via di San Francesco a Ripa su istanza della pizzeria La Fraschetta. Quest’ultima sentenza nasce dal nuovo ricorso proposto a novembre del 2019 dalla medesima pizzeria attraverso il suo legale, l’avvocato Andrea Ippolito, che lamenta come il Campidogli­o rinvii in continuazi­one l’esame della loro istanza, nonostante il verdetto favorevole. Il Campidogli­o replica che il Municipio, preposto alla valutazion­e, prima ha raccolto un parere critico della polizia municipale del 2 aprile 2020, poi non ha potuto proseguire nelle valutazion­i anche per via dell’emergenza Covid -19. Ora potrebbe decidere il prefetto.

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Trastevere Un locale in una zona della movida

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