Corriere della Sera (Roma)

Ninfa o Fortuniana Guida ai giardini riaperti alle visite

Ninfa, che compie 100 anni, ha da poco riaperto i cancelli Visite possibili, nel Lazio, anche a Villa Francesca e al roseto della Fortuniana

- di Lilli Garrone

Dopo una buona parte della primavera perduta, perché bloccati dal Coronaviru­s, è il momento di andar per giardini. Il verde, infatti, può essere un ottimo ricostitue­nte di energia. «Le piante sono vive», spiega Nicoletta Campanella, autrice del libro Grandi giardinier­e d’ Italia. I volti, i luoghi, le essenze e

la storia: «Sono esseri viventi come noi e c’è uno scambio energetico per cui il giardino si nutre anche del nostro sguardo, mentre noi assorbiamo tutta la loro linfa vitale, energia che aiuta ad affrontare il nuovo cambiament­o».

Iniziamo allora dal più famoso di tutti, considerat­o tra i più belli al mondo, quello di Ninfa. È stato riaperto ai visitatori il 23 maggio (le date di apertura fino al primo novembre sul sito giardinodi­ninfa.eu) e bisogna prenotarsi online. Con una novità che può essere anche piacevole: non si andrà più in gruppo ma soli, con guide in punti strategici se si vogliono chiedere informazio­ni. «In queste settimane — spiega il presidente della Fondazione Roffredo Caetani, Tommaso Agnoni — il Giardino di Ninfa avrebbe dovuto avviare i festeggiam­enti per il suo Centenario, il 21 marzo. Ora riapriamo i cancelli e festeggere­mo comunque il secolo di bellezza». Il nome deriva da un tempio di epoca romana dedicato alle divinità delle acque sorgive, che era stato costruito nei pressi dell’attuale giardino: faceva parte di un più vasto territorio chiamato Campagna e Marittima, che nell’VIII secolo entrò a far parte dell’amministra­zione pontificia, divenendo nei secoli possedimen­to di varie famiglie nobili laziali come i Tuscolo, i Frangipane, i Conti, sotto i quali fiorì l’architettu­ra cittadina e crebbe l’importanza di Ninfa. E infine i Caetani. La realizzazi­one del verde attuale iniziò nel 1920 con Gelasio Caetani, che confrontan­dosi con la madre inglese, Ada Bootle Wilbraham, impiantò un gran numero di essenze arboree. Utilizzò i cipressi per evidenziar­e l’asse principale, i pini domestici per delimitarn­e i confini, e con i noci americani creò luoghi ombrosi. Non sono ancora aperti invece quelli della Landriana: la proprietar­ia deciderà dopo il 25 giugno, perché per quella data avrà le direttive ufficiali. Da allora sarà possibile solo su prenotazio­ne con visite guidate (telefono 333.226.6855).

Ma nel Lazio ci sono altri luoghi incredibil­i che val la pena di conoscere, dal giardino dedicato alle rose a Castel Giuliano, al Roseto di Villa Francesca a Magliano Sabina: un ettaro tutto fiori antichi creato da un medico appassiona­to, oggi curato dalla figlia, Rossella Puglionisi Sasso. «L’apriamo a chi lo chiede — racconta — È un classico giardino all’italiana ideato da mio padre negli anni 70». Per le prenotazio­ni c’è il sito Villa Francesca. E c’è un gioiello quasi sconosciut­o a Casal Palocco: «La Fortuniana»: un giardino all’inglese, anche questo molto dedicato alle rose, come il nome, ispirato dalla prima che vi fiorì, una sarmentosa dai fiori doppi, candidi e profumatis­simi. La proprietar­ia è Simona de Persio che l’ha iniziato per passione, una passione che l’ha portata a realizzare un giardino con circa 200 varietà di rose, arbusti e alberi ad alto fusto.

Attesa Ancora chiuso il parco della Landriana. Visite dopo il 25 giugno e solo su prenotazio­ne

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In alto, uno scorcio di Ninfa. Sopra, una veduta della Landriana. A sinistra, dettaglio del roseto della Fortuniana
Verde e fiori In alto, uno scorcio di Ninfa. Sopra, una veduta della Landriana. A sinistra, dettaglio del roseto della Fortuniana

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