Campidoglio, positivo un dipendente
Le normative anti-virus di cui si parla sembrano irrealizzabili ai responsabili di molti istituti Da Tor Bella Monaca al Centro, ecco tutti i loro dubbi sulla riapertura «sicura» di settembre
Un dipendente del Comune è risultato positivo al coronavirus: non avrebbe avuto contatti con la sindaca Virginia Raggi, ma oggi Palazzo Senatorio sarà chiuso per la sanificazione. Otto i nuovi casi a Roma, uno nel Frusinate, 4 i decessi. Nel cluster, già isolato, del San Raffaele della Pisana sono stati confermati altri 4 casi, che portano il totale a 7. L’indagine epidemiologica sui primi 80mila operatori sanitari e personale delle forze dell’ordine ha evidenziato 154 asintomatici, fra cui due farmacisti, e una circolazione del 2,4%.
I divisori in plexiglass tra i banchi, nel caso, chi li acquista e chi li pulirebbe? E le visiere, poi, le deve dare la scuola o le sterilizzano gli studenti? Ancora, coi banchi da due, e non da uno, che sono la maggior parte nelle scuole romane, come si fa, studenti vicini ma inscatolati in due box trasparenti distinti?
Non sono provocazioni ma domande pratiche, tecniche, poste con sincero interessamento e curiosità da parte dei presidi che, presi tra mille emergenze e l’organizzazione dell’imminente maturità, non sempre riescono a stare al passo con tutte le ipotesi su come sarà la scuola dal prossimo settembre, con 173 mila alunni alle elementari, 116 mila alle medie e 181 mila alle superiori. Nell’ultima si è ipotizzato, appunto, che si potrebbero «compartimentare i banchi» col plexiglass laddove non fosse possibile mantenere le distanze minime e anche che, al posto della mascherina, i ragazzi potranno indossare una visiera.
«Noi adesso ci stiamo organizzando per la maturità e siamo abbastanza pronti - dice Maria Rosaria Autiero, preside del liceo Amaldi a Tor Bella Monaca -. Stiamo predisponendo tutto nei minimi dettagli, percorsi protetti gel e tutto il resto, ma qui parliamo di 8 persone, uno studente e i commissari, nulla a che vedere con settembre: io ho 58 classi da gestire». Aggiunge la preside: «Noi la mascherina per questa maturità gliela facciamo cambiare, non entrano a scuola con quella usata sul bus, le visiere le dovremmo sanificare noi o ci fidiamo di loro? Il plexiglass, poi: altre superfici da pulire, col nostro personale già al limite, ma comunque dovremmo garantire le distanze quindi il problema numerico resta». L’Amaldi sta valutando di ridurre l’ora a 45 minuti, così che gli insegnanti possano impegnare il tempo che resta nella didattica a distanza.
Chiede senso pratico anche la dirigente del liceo Seneca a Boccea, Cristina Battezzati: «Nelle prime abbiamo anche 30 alunni, qui piove dal soffitto perché per anni è stata trascurata la manutenzione dei tetti e dei terrazzi, per noi il plexiglass sarebbe come un suppellettile in una casa senza telefono! Ragioniamo su tutto, ci mancherebbe, ma trovo tutto molto complicato anche perché, scusate: va bene ingabbiarli lì, ma poi i ragazzi non si alzano per ricreazione?».
Non è chiaro, ancora, se il plexiglass sarebbe un’alternativa alle distanze minime in classi troppo piccole o dove c’è la prevalenza di banchi doppi. «Soprattutto per noi, scuole del centro, che abbiamo spazi più piccoli... Non so ancora come faremo - dice Ester Rizzi dell’Istituto Colombo di via Panisperna -: abbiamo anche aule di 30 metri quadrati; con 25 alunni, come facciamo a garantire le distanze? Si era parlato di dividere la classe ma a quel punto l’organico non basterebbe più, chi insegnerebbe al secondo turno?».
Paolo Pedullà, che dirige il liceo Tasso di via Sicilia, ammette che «è ancora tutto troppo incerto: ci affideremo a degli esperti, creerò una commissione con professionalità, immagino un architetto, perché cose di questo tipo non le possiamo improvvisare noi presidi».