Scuola, presidi disorientati da plexiglass e distanze: come faremo a settembre?
Mario Rusconi, lei che rappresenta i presidi del Lazio, che opinioni sta raccogliendo sulle ultime ipotesi, plexiglass e visiere?
«Purtroppo, soprattutto a Roma, bisogna fare i conti con situazioni che sembrano dettagli e invece sono limiti sostanziali, come per esempio il problema dei banchi doppi. Quasi tutte le scuole non hanno banchi singoli e, dunque, che ne facciamo di questi arredi?».
In questo senso il plexiglass può essere la soluzione?
«Si può organizzare tutto, ma bisogna correre perché settembre è dietro l’angolo: se davvero dovesse andare in porto questa possibilità, bisogna che il Comune e la città metropolitana pensino a far partire i cantieri appena possibile, lavorando anche tutto agosto. Non possono provvedere le scuole da sole».
Le classi, comunque, appaiono strutturalmente troppo piccole per rispettare le distanze.
«Sì, all’Istituto La Salle Pio IX all’Aventino, che dirigo, abbiamo la fortuna di avere spazi ampi e con il direttore, il fratello Andrea Biondi, abbiamo per esempio pensato di destinare la chiesa della scuola agli alunni: dove si teneva messa si farà lezione per 25 bambini di una prima elementare, che sarà la classe più numerosa del prossimo anno. Abbiamo anche disposto la rotazione delle classi, in modo da trasferire quelle più numerose nelle aule più grandi. Ma la nostra è una struttura di metà Ottocento, non tutti gli istituti hanno queste possibilità, la maggior parte delle scuole di Roma è ostaggio dell’edilizia raffazzonata degli anni Sessanta e Settanta, soprattutto in centro storico. Per questo dico che i presidi non possono fronteggiare tutto questo da soli. Anche perché per il plexiglass girano preventivi che chiedono 100 euro a banco…».
Perciò lei cosa propone?
«Che i bandi per l’eventuale acquisto di visiere e plexiglass, se davvero sarà questa la scelta del governo, avvengano a livello centrale, di Comune
o Città metropolitana, certo non possono ricadere su di noi pure le gare per visiere e arredi».
Resta, in ogni caso, il problema dell’affollamento delle classi.
«Al momento non è risolto, soprattutto alle superiori: dalla terza in poi, sono molto frequenti le classi con 30 alunni. E non abbiamo notizie di incremento dell’organico da parte dell’Ufficio scolastico regionale, quindi anche se si tornasse sull’ipotesi dei turni bisognerebbe capire come».
Come si risolvono questi problemi?
«Le soluzioni per ora non ci sono. Però dico a chi dovrà intervenire sulle strutture: prepariamoci già a lavorare non appena finiti gli esami e per tutta l’estate».
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