«Mattia è sparito davanti a noi»
La disperazione degli amici del ragazzo travolto e ucciso da un’auto sulle strisce pedonali
«Eravamo insieme sulle strisce, parlavamo delle vacanze, poi un botto fortissimo e Mattia è sparito». Sono distrutti dal dolore, gli amici del 14enne travolto e ucciso lunedì sera da un’auto in via Cilea all’Infernetto. «Pensavamo si salvasse, respirava ancora». In tanti vanno a deporre fiori o ricordi. Ma insieme al dolore c’è la rabbia per le segnalazioni inascoltate del comitato di quartiere al Municipio sulla pericolosità della strada.
«Abbiamo sperato che si salvasse. Poi i medici l’hanno intubato e se ne è andato per sempre»
Doveva essere un giorno da ricordare, uno di quelli belli. La fine della scuola, il lockdown alle spalle, la libertà da impegni e spazi chiusi ritrovata dopo mesi, la bellezza dell’estate adolescenziale alle porte. Rimarrà invece per sempre il giorno più brutto della loro vita. Salvi per un pelo, ma negli occhi l’amico travolto da un’auto e scaraventato 20 metri più avanti. Hanno raccolto i suoi ultimi respiri e non sanno darsi pace. «È stato come uno sparo, un botto fortissimo... è sparito davanti ai nostri occhi. È assurdo, un attimo prima stavamo programmando le vacanze...», racconta Lorenzo, lo sguardo perso. Fin dalle elementari, come nel primo anno appena concluso al Democrito, è stato compagno di classe di Matia Roperto, il 14enne ucciso lunedì sera all’Infernetto.
Erano in otto sulle strisce pedonali di via Cilea. Le dieci o poco più tardi. Amici da sempre, vicini di casa, allegri e rispettosi dell’orario di rientro nelle loro case. Un primo gruppo di ragazzi attraversa e si ferma sullo spartitraffico, altri restano più indietro. Ancora uno sguardo a destra e poi a sinistra come si fa da ragazzi responsabili, nessuna auto all’orizzonte. Poi, quando il primo gruppo è a metà del secondo guado, due fari spuntano all’improvviso, lontani ma veloci. «Questo corre», «Attenti». Sono attimi. Qualcuno fa un passo indietro per ritrarsi, qualcuno un balzo in avanti per mettersi al sicuro. Le mani istintivamente cercano gli amici. Mattia rimane a metà tra le due sponde, non fa in tempo. La Peugeot 108 lo prende in pieno, almeno 8o chilometri l’ora secondo una prima perizia, e non ci sono segni di frenata. Il rumore che fa l’urto è agghiacciante quanto la scena che i sette amici guardano impotenti. Il corpo del 14enne vola via. Senza controllo. Atterra lontano da lì, a centro strada, senza vita o quasi.
Poi qualcuno urla. In tanti, dai marciapiedi e dalle finestre capiscono e si disperano. Il passaparola corre veloce: «Hanno investito Mattia». Arriva all’orecchio dei genitori, che si precipitano in strada: «Non lasciarmi amore mio, resta
Il dolore
con me!», grida dalle viscere la mamma Antonella, sorretta dal marito Andrea. Attorno a loro altri genitori impietriti. Gli amici, ancora lì, gli rimangono sempre accanto: «Era a terra, si muoveva. All’inizio, credevo si salvasse — ricorda ora Brian, i capelli rasta raccolti in una coda, le foto sul cellulare insieme a Mattia, felice —. I medici l’hanno anche intubato, poi abbiamo capito che se ne era andato per sempre».
Dopo una notte senza riposo, con gli occhi svuotati dalle lacrime, i sette amici sono tornati sul posto. Si abbracciano, piangono, si consolano a vicenda. E continuo è il pellegrinaggio degli abitanti del quartiere. Riccardo, 15 anni, con una bomboletta spray si china sul selciato e scrive una dedica: «Ciao M., riposa in pace». Sul marciapiede accanto si forma presto un altare di fiori e pensieri, la sciarpa della Roma tra i tanti biglietti. Alle 22 di ieri sera una fiaccolata per ricordarlo.
L’investitore, Federico Co
stantino, 22 anni, è ai domiciliari. Il pm Andrea Cusani ha tenuto conto dello stato di choc. Nessun precedente penale o segnalazione per condotte pericolose alla guida. È positivo alla cannabis ma servirà un secondo esame per fissare a quando risale l’assunzione della sostanza. Poi, come tante, troppe altre volte, le indagini dovranno allargarsi alle condizioni di quella strada. Nessuna buca, illuminazione funzionante, strisce visibili. Però tante segnalazioni ignorate sulla pericolosità in quel punto, dove pure c’è il limite di 30 all’ora: «Corrono come pazzi, sono già morti tre pedoni. Oltre a dire ai nostri figli di attraversare sulle strisce che dobbiamo fare?» si chiedono le mamme. A settembre e poi a dicembre il comitato di quartiere Infernetto Attivo aveva chiesto via pec al X Municipio e alla presidente Giuliana Di Pillo dossi e dissuasori di velocità. Risposte ricevute: zero. Ieri, dopo la tragedia la richiesta è stata inoltrata di nuovo, mettendo in copia la sindaca Virginia Raggi. «Ce lo chiedono da sempre i cittadini», dice il presidente del comitato, Sandro Massimei.
Le macchine corrono a velocità folli, il comitato di quartiere aveva chiesto dossi e dissuasori