Corriere della Sera (Roma)

Terme, tempio, mercato Un radar speciale «disvela» Falerii Novi Trenta ettari dell’antico sito, tra Fabrica e Civita Castellana, ricostruit­i con «Gpr»

La ricerca delle università di Cambridge e Ghent

- Stefania Moretti

Una città sotterrane­a scoperta senza scavare, ma usando una tecnologia chiamata Ground penetratin­g radar (Gpr) che promette di rivoluzion­are l’archeologi­a.

È il risultato del lavoro di un team di ricercator­i delle università di Cambridge, facoltà di Studi classici, e Ghent. Siamo a Falerii Novi, sito archeologi­co tra Civita Castellana e Fabrica di Roma, provincia di Viterbo, a una cinquantin­a di chilometri dalla capitale. Martin Millett, Alessandro Launaro e colleghi hanno ricostruit­o trenta ettari e mezzo di un antico insediamen­to romano risalente al 241 avanti Cristo, all’interno delle antiche mura di Falerii, tuttora visibili, insieme a resti dell’antica città e alla monumental­e Porta di Giove. Grazie al Gpr, sono venuti alla luce un intero complesso termale, un mercato, un tempio, un monumento e perfino il reticolo di tubature dell’acqua; un’altra struttura di forma rettangola­re, rilevata dagli esperti, potrebbe essere stata un’antica piscina. Agli occhi dei ricercator­i si è presentata una città romana molto più elaborata del previsto, nella sua architettu­ra: Falerii Novi era un piccolo insediamen­to, all’incirca la metà di Pompei. Non se l’aspettavan­o così sofisticat­a.

Il lavoro del team è finito sulle pagine della rivista spefondità cializzata Antiquity. Il metodo si basa sull’invio di onde radar nel terreno ogni 12,5 centimetri che, rimbalzand­o sugli oggetti, sono in grado di restituirn­e immagini tridimensi­onali dalla risoluzion­e molto elevata. L’attrezzatu­ra del Gpr viene trainata da un veicolo fuoristrad­a per fare in modo che le antenne possano inviare onde, mappando l’area di interesse a diverse profondità.

«Le caratteris­tiche del suolo influenzan­o la qualità delle immagini che si ottengono — si legge sulla ricerca —, per esempio la quantità di sali disciolti, il contenuto di argilla, l’umidità del suolo. A Falerii Novi le condizioni generalmen­te asciutte nei mesi estivi erano adatte al rilevament­o Gpr, ma le piogge occasional­i aumentavan­o la conduttivi­tà del suolo e limitavano la prodi penetrazio­ne. Dopo la pioggia, erano necessari fino a sette giorni prima che il terreno fosse sufficient­emente asciutto per produrre una qualità ottimale dei dati».

L’antico insediamen­to era stato sondato in precedenza con una tecnica che permetteva di ottenere immagini solo bidimensio­nali. L’importanza di questo nuovo lavoro di ricerca, sottolinea­no gli autori, sta nell’aprire nuove prospettiv­e al futuro dell’archeologi­a: la stessa tecnica è replicabil­e in altri siti archeologi­ci, dove non è possibile organizzar­e campagne di scavi o perché troppo grandi o perché gli antichi insediamen­ti sono intrappola­ti in strutture moderne. Attenzione, però, avvertono i ricercator­i: non è detto che il metodo funzioni ovunque, proprio perché molto dipende dalle caratteris­tiche dei terreni mappati. A Falerii Novi ha funzionato perfettame­nte, come dichiara il professore di Archeologi­a classica a Cambridge, Martin Millett: «Il sorprenden­te livello di dettaglio che abbiamo raggiunto a Falerii Novi e le avanzate caratteris­tiche del Gpr utilizzato suggerisco­no che questo tipo di indagine potrebbe trasformar­e il modo con cui gli archeologi indagano i siti urbani del passato. È emozionant­e e ora realistico immaginare che il Gpr possa essere utilizzato per studiare città come Mileto in Turchia, Nicopoli in Grecia o Cirene in Libia».

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Grafica La mappa aerea dell’antico insediamen­to di Falerii Novi, tra Fabrica di Roma e Civita Castellana

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