TRASPORTI E TRAFFICO, MALI ANTICHI
L’Atac era già in crisi e il coronavirus ha accentuato i problemi di cassa Troppi motorini e auto nelle strade
Autobus, macchina, moto, bicicletta o – ultima trendymania monopattino? Bella domanda se la città in questione è Roma. Perché è grande, ha sette colli riconosciuti dalla storia (e altri saliscendi meno nobili ma non meno ripidi), chilometri di sampietrini e migliaia di buche. Diversamente da altre città, dunque, scegliere come muoversi dipende quasi sempre da fattori che con la volontà dei singoli hanno poco o nulla a che fare. Uno sguardo rapido al sistema dei trasporti ci aiuta a capire queste dinamiche.
Il numero di veicoli che circolano in Italia ha toccato nel 2018 (ultimo anno di rilevazioni ufficiali) 39 milioni, 670 mila in più rispetto al 2017 (+1,3%) e per una spesa di 154 miliardi di euro. Il costo maggiore è dato dall’acquisto delle vetture, pari a 50 miliardi, a cui bisogna aggiungere la spesa per il carburante che si attesta sui 40 miliardi e quella per la manutenzione con 26 miliardi. A conti fatti, il settore ha inoltre fruttato allo Stato quasi 70 miliardi di euro di gettito fiscale.
Si tratta di numeri importanti ma che, dal punto di vista della qualità non sono poi così positivi se si pensa che a metà 2019 circolavano ancora più di 13 milioni di autovetture (ovvero il 35% circa del parco circolante) di categoria inferiore o uguale a Euro 3, cioè immatricolate prima del 2006 e quindi non dotate dei recenti dispositivi per abbattere le emissioni inquinanti e nocive.
2,8 milioni i veicoli immatricolati, il 7% del totale in Italia
Uno studio dell’Osservatorio Autopromotec evidenzia che tra il 2015 e il 2018 la quota delle auto fino a Euro 3 compresa è diminuita dal 44,8% al 35,3% del 2018 (nel 2019 il dato non sembra essere cambiato in modo significativo), restando troppo elevata. Il crollo delle vendite causato dal lockdown e dalle sue conseguenze in termini di riduzione di reddito ha rallentato ulteriormente il processo di rinnovo del parco vetture e molte sono le voci che chiedono incentivi che favoriscano una ripresa del mercato. Anche perché uno stop prolungato si ripercuoterebbe su livelli occupazionali già compromessi.
Il punto di equilibrio tra difesa dell’occupazione, qualità dell’aria ed efficienza dei mezzi alternativi all’auto non è facile da trovare. Roma ne è la prova evidente se si parte – come è logico - dal trasporto pubblico, che è il cardine dal quale dipende l’intero sistema della mobilità urbana. Tanto più se si tratta di vere e proprie aree metropolitane. Pochi autobus e tram, solo 3 linee di metro (o meglio, 2 e mezzo, considerato che la linea C non è ultimata) per una città che si espande su quasi 1.300 chilometri quadrati e che obbliga chi deve muoversi a viaggi disagevoli se non avventurosi. Del resto, la municipalizzata del trasporto pubblico, l’Atac – gravata da un debito di un miliardo 400 milioni di euro - è stata costretta (in grave ritardo) a portare i libri in tribunale e concordare un percorso di rientro per evitare la dichiarazione di fallimento. Percorso niente affatto facile e dal quale si è già discostata: l’azienda assicura che entro il 25 giugno riuscirà a pagare i 110 milioni destinati ai creditori, ma in autunno le perdite dovute al lockdown peseranno. L’emergenza Covid ha infatti complicato la situazione, avendo fatto crollare il numero dei passeggeri sui mezzi pubblici con un costo previsto di 200 milioni di euro in termini di mancata vendita di biglietti su base annua.
Un servizio pubblico così carente ha come effetto diretto la conquista del primo posto nella classifica delle città italiane con il maggior numero di automobili private: ben 2 milioni 800 mila, cioè una per ogni abitante della Capitale nonchè il 7% dell’intero parco automobilistico italiano. C’è poi l’esercito di romani che ha scelto motociclette, scooter e motorini – nel complesso qualcosa come 500 mila due ruote – per superare il grande nemico della mobilità: la mancanza di parcheggi. Un problema che moltiplica in ogni parte della città la congestione delle strade e favorisce il caro prezzi dei garage privati. Sempre più difficile, dunque: bus scarsi per numero ed efficienza; metro ridicola; automobili ovunque e spesso vecchie e inquinanti; moto che sfrecciano su strade dissestate che talvolta diventano trappole mortali e che nel caos che democraticamente regna in centro come in periferia si parcheggiano dove capita, marciapiedi compresi.
Come se non bastasse, c’è ora il disordinato proliferare di biciclette e monopattini. Spinti dagli incentivi fiscali che il governo ha appena messo in campo, molti romamo ni – come del resto accade in tutte le città – si stanno convertendo alle due ruote «pure» o assistite da piccoli motori elettrici. Il che va benissidal punto di vista della battaglia contro le emissioni nocive. Il problema è che la conformazione di Roma non agevola questo tipo di mezzi, che non ci sono – e non è semplice farne quante necessarie – piste ciclabili, che le regole di utilizzo sono poche e confuse. E comunque molti ciclisti e utilizzatori di monopattini (le cronache ci raccontano dei primi incidenti anche con questi ultimi) non sono più disciplinati degli odiati automobilisti. Questo va detto con chiarezza e senza paura di toccare uno dei troppi moloch di un politicamente corretto che nega evidenze fin troppo tollerate. Della serie: la politica dei trasporti di una città non si può improvvisare o giocare solo sulla buona volontà o sul facile consenso del momento (e sul fatto che si tratti di consenso maggioritario ci sarebbe da discutere e verificare). Il servizio pubblico deve essere alla base di ogni altra scelta di mobilità e, pur con le difficoltà che nessuno intende disconoscere, va riorganizzato seguendo un progetto logico e sostenibile. Nessuno può davvero pensare che qualche migliaio di biciclette e monopattini possa fare da stampella ad un’Atac lungo-degente in terapia intensiva.
500 mila gli scooter che circolano nelle strade della Capitale
Il servizio pubblico È carente, l’effetto per Roma? Conquista del primo posto in Italia per veicoli privati
Metropolitana Solo due linee e mezzo (la C non è ultimata), la città si estende su 1.300 chilometri quadrati