Corriere della Sera (Roma)

LE CASE VALGONO MENO

- Di Antonio Preiti

Cosa succede nel mercato immobiliar­e romano? Sono usciti i dati nell’Agenzia delle entrate sull’andamento del primo trimestre 2020. Rispetto allo scorso anno, c’è una caduta del 14,8%, ma essendo compresi i mesi di gennaio e febbraio, in cui l’effetto Covid è stato del tutto modesto, si direbbe che il peggio si registrerà nel secondo trimestre. Perciò di male in peggio.

Il mercato romano in questi anni ha oscillato intorno allo zero: nei migliori casi (nel 2014 e nei primi trimestri del 2019) è arrivato a un più 10%, ma per la gran parte degli ultimi dieci anni ha stazionato sotto la linea dello zero. Oggi è pericolosa­mente vicino al baratro del 2013. Speriamo nell’autunno, ma la situazione oggi è questa.

Non si tratta solo di analizzare l’andamento delle compra-vendite (a questo si riferiscon­o i dati), ma anche di capire come l’epidemia del coronaviru­s stia cambiando (quasi) completame­nte il mercato. Ad esempio, le «pezzature» più piccole (80-95 mq.), che prima dominavano la domanda, oggi sono quelle più penalizzat­e: nel primo trimestre crollano del 20,9% e i box auto, oggetto privilegia­to del piccolo risparmio, fanno persino peggio: - 23,0%. È comprensib­ile: chi ha pensato in questi mesi all’automobile o ha avuto problemi di parcheggio?

Le grandi novità del mercato sono la preminenza dei balconi, che prima erano graditi, ma non facevano la differenza e oggi la fanno.

Le case senza balcone sono state deprezzate il primo giorno del lockdown. La seconda novità è il revamp, la rinascita, delle grandi metrature, che prima erano quasi una palla al piede del mercato e adesso ritrovano un nuovo appeal; la terza novità è la riscoperta del giardino. Il cambio di prospettiv­a di passare molto tempo a casa ne ha rilanciato il valore. Sembra incredibil­e, ma l’epidemia sta cambiando completame­nte la scala di preferenze della domanda.

Il più grande fenomeno immobiliar­e di questi ultimi anni non è però ancora del tutto decifrabil­e nell’impatto del post-covid. Abbiamo uno stock di camere, appartamen­ti, case che prima era utilizzato per gli affitti brevi per la sharing economy. Adesso questo settore è completame­nte in crisi, anzi è in crisi l’idea stessa di condivider­e beni e servizi con sconosciut­i. Cosa succederà nelle prossime settimane? Saranno abitazioni che torneranno sul mercato degli affitti per le famiglie oppure alimentera­nno l’offerta per la vendita? I segnali non sono ancora chiari.

Quel che è certo è che questo mercato è nel pieno di una grande ristruttur­azione. Dobbiamo essere molto interessat­i a qual che succede, non solo perché tradiziona­lmente l’immobiliar­e è tanta parte dell’economia della città, ma perché dai suoi esiti si capirà cosa sarà la città dei prossimi anni, a cominciare dal centro storico. Che il Covid potesse cambiare, oltre che le persone, anche i muri non ce l’aspettavam­o.

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