Tamponi fatti dai privati: il Tar dice sì, la Regione no
Altamedica vince il ricorso. D’Amato: Consiglio di Stato deciderà
Il Tar accoglie il ricorso di Altamedica. Potrà fare i tamponi per la ricerca del Covd19: «È interesse pubblico». Ma la Regione non ci sta: «Ricorreremo al Consiglio di Stato». Intanto ieri nel Lazio 10 nuovi casi e 4 decessi.
Finora era stato appannaggio esclusivo della sanità pubblica, attraverso laboratori e drive-in. Da ieri il tampone per la ricerca del coronavirus può effettuarlo anche Altamedica, uno dei più grandi centri della sanità privata di Roma.
Lo ha stabilito il Tar, che ha accolto il ricorso «presentato contro la Regione Lazio per l’annullamento dei provvedimenti che limitano per le strutture sanitarie private lo svolgimento dei tamponi per la diagnosi del virus SarsCoV-2», annunciano da Altamedica. Secondo il Tribunale amministrativo infatti, «l’interesse pubblico prevalente è quello di eseguire quanti più esami possibile, specie se vengono fatti senza oneri per le finanze pubbliche».
«Una decisione molto importante - commenta Claudio Giorlandino, ginecologo e direttore scientifico del gruppo sanitario Altamedica -. Finora i tamponi dovevano essere lasciati alle strutture pubbliche sulla base del fatto che la disponibilità era limitata. Una decisione sbagliata perché i laboratori di Biologia molecolare di alto livello riescono a produrli da soli, validandoli».
Già da una fase iniziale, sostiene ancora Giorlandino, si sarebbero dovute unire le forze: «Siamo in guerra contro l’infezione, non contro i centri privati. I Prefetti avrebbero dovuto precettare tutti quelli in grado di eseguire il test fin dal primo momento».
Non si è fatta attendere la replica della Regione Lazio: «In relazione alla sentenza del Tar, ricorreremo al Consiglio di Stato. La gestione delle epidemie non è un meccanismo per togliere soldi dalle tasche dei cittadini - tuona l’assessore alla Sanità, Alessio D’Amato -. Eventuali tamponi fatti al di fuori dei laboratori validati dallo Spallanzani e inseriti nella rete regionale, non hanno finalità di sanità pubblica.
Il rischio per i cittadini è di pagare per un test non riconosciuto. La rete dei drive-in prevede l’esecuzione tempestiva e gratuita dei tamponi su prescrizione medica: questo ha consentito finora di individuare 160 asintomatici. Il virus è un tema di sanità pubblica, non un business».
I contagi
Dieci i nuovi casi positivi al Covid-19 ieri nel Lazio: 9 a Roma e 1 nelle vicinanze. Di questi 1 (nella Asl Roma 6) è riferibile al focolaio del San Raffaele Pisana: si tratta del convivente di un dipendente dell’Irccs, anche lui positivo. Il cluster dell’istituto raggiunge cosi i 113 contagi. Negativo l’insegnante di Ladispoli: per lui erano stati rinviati gli esami di maturità al liceo Pertini.
I decessi
Quattro notificati nelle ultime 24 ore, che portano il totale delle vittime a 818. Oltre al 59enne morto nella Asl Roma 3, è deceduto anche un uomo di 82 anni, paziente dimesso dall’Irccs San Raffaele e che era il caso indice di Guidonia. Il focolaio raggiunge così un totale di 6 decessi correlati.
La protesta
Medici in protesta al Pertini e al Sant’Eugenio per la «decisione della Asl Roma2 di decurtare 10 minuti al giorno dopo 6 ore di servizio» per una pausa «non prevista» dal contratto.
L’assessore «Il rischio per i cittadini è quello di pagare per una analisi non riconosciuta»