Federica De Paolis e il suo libro «Le imperfette»
Federica De Paolis con il suo libro ha vinto il DeA Planeta
Moglie di un chirurgo ambizioso con gli occhi grandi e il profilo da imperatore romano, madre di due ragazzi e a sua volta figlia della ricca borghesia capitolina, la protagonista de Le imperfette si accorge di essere sempre stata l’emanazione di qualcun altro, di non essere mai stata pienamente sé stessa. Questione drammaticamente femminile e tutt’altro che archiviata che l’autrice Federica De Paolis ha messo al centro del suo lavoro più recente, prima candidato come inedito e quindi vincitore del premio DeA Planeta 2020.
Romana, classe 1971, appartenente a quello stesso milieu che racconta nel romanzo, si è molto occupata di cinema scrivendone per la stampa specializzata e lavorando come adattatrice - ovvero traducendo i dialoghi stranieri e adattandoli per il doppiaggio italiano- e molto anche di scrittura pubblicando con gli editori Fazi, Bompiani e Mondadori,
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Il mestiere dell’adattatore è una grande palestra per i dialoghi e nei miei romanzi cavalco la loro forza letteraria. Il parlato nella vita reale è sporco, si ripete, ma c’è ritmo. A me piace sporcare la lingua dei miei personaggi
ma giura che un’emozione come quella vissuta per il conferimento del premio, qualche settimana fa, non l’aveva mai provata. «Fin da piccola i premi mi sono congeniali. Ho gioito per quelli assegnati ai miei lavori precedenti, ma il DeA Planeta è stato davvero una grande cosa - racconta dalla sua casa al Flaminio - Tutto è successo durante il lockdown. Probabilmente proprio perché è arrivato in un momento così cupo ne ho sentito tutta la forza». A questo si aggiunga che la sua proposta ne ha sbaragliate altre 707, tanti quanti sono stati gli autori italiani e stranieri che hanno voluto concorrere per il paniere particolarmente ricco della seconda edizione del concorso che assegna la somma di 150.000 euro al vincitore, oltre alle traduzioni in spagnolo, inglese e francese. Federica De Paolis ha vinto con lo pseudonimo di Paola Punturieri - nome di sua madre - con una storia «sull’inconsapevolezza e il desiderio», una storia con potenziale internazionale e qualità letteraria secondo la giuria composta da Pietro Boroli, Presidente De Agostini che ha poi pubblicato il romanzo, Claudio Giunta, Rosaria Renna, Manuela Stefanelli e la vincitrice dell’edizione 2019 Simona Sparaco.
«Il mestiere dell’adattatore è una grande palestra per i dialoghi e nei miei romanzi cavalco enormemente la loro forza letteraria - rivela l’autrice de Le
imperfette - Il parlato nella vita reale è sporco, si ripete, ma c’è ritmo. A me piace molto sporcare la lingua dei miei personaggi». Quello di Anna, la protagonista che comincia a percepirsi grazie al senso di colpa che prova dopo una relazione clandestina, non è autobiografico. «Ho attinto dal forte dolore che mi ha provocato il lutto per mia madre, ma ho voluto soprattutto raccontare una famiglia, una donna che non è in contatto con sé stessa». Una vicenda in cui l’imperfezione che richiama il titolo è in realtà la chiave per la liberazione e l’emancipazione da un contesto asfissiante. «Dedico questa vittoria a tutte le donne e a mia madre che ho perso molti anni fa. Mentre aspettavo l’annuncio del vincitore, in questo tempo strano che ci ha imposto la pandemia, giorni in cui mi è sembrato di vivere sott’acqua in un mondo attutito e silenzioso, mi sono ritrovata spesso a parlare con lei, come se fosse qui con me. È stato surreale e magico». Come a volte è la scrittura.