Il Valle racconta Scarpetta e i De Filippo
Ricordo dell’attore scomparso a Roma il 26 giugno 2010
«Ai giovani attori cercava di trasmettere la sua esperienza»
«Fino agli ultimi giorni di vita, teneva molto ad apparire in ordine: si faceva la barba anche in ospedale». Elena Giuffrè ricorda il marito Aldo, scomparso a Roma il 26 giugno 2010 all’età di 86 anni. Il grande attore, nato a Napoli nel 1924, fratello dell’altrettanto celebre Carlo Giuffrè, aveva esordito con Eduardo De Filippo nel 1947 in Napoli milionaria. «Aveva solo 23 anni - racconta la vedova, sessantacinquenne e quando Eduardo, da dietro le quinte, sentiva che il giovane attore esordiente raccoglieva qualche applauso e risate, poi gli chiedeva: “Che hai fatto, che hai detto?”. Aldo gli rispondeva con devoto rispetto: “Commendatore, ho fatto questo, ho fatto quello...”. Eduardo lo scrutava e poi ribatteva: “Bè, se ha funzionato così bene, rifallo nuovamente...”». Una lunga gavetta in palcoscenico, dove ha lavorato con i più grandi attori, autori, registi: dopo
l’intenso tirocinio con De Filippo, è stato diretto da Visconti, Strehler, Camilleri e tanti altri. Poi il debutto al cinema, anche qui diretto da registi come Comencini, Leone, Steno, Monicelli, Nanni Loy. E in tv con Majano, Bolchi, Cottafavi... «Ha avuto la fortuna di essere condotto da guide eccezionali in tutti i campi - riprende Elena - e in particolare mi diceva che Eduardo gli aveva insegnato il mestiere, Strehler il rigore, Cesco Baseggio la semplicità con cui usare lo strumento della voce». E proprio alla voce, Aldo, subì un grave danno: «Alla fine degli anni 70, ebbe un carcinoma alle corde vocali: sì, proprio la voce, lo strumento più importante per un attore, era in grave pericolo. Per fortuna fu preso in tempo, subì un’operazione che gli ridette la possibilità di usarla e, pur essendo roca, era capace di saperla gestire molto bene». Il sodalizio scenico con il fratello iniziò con Un coperto in più di Maurizio Costanzo, e durò circa dieci anni. «Aldo e Carlo erano molto diversi e avevano anche interessi piuttosto divergenti: Aldo amava la commedia dell’arte, l’opera buffa, quindi il repertorio di Viviani e Scarpetta, mentre Carlo prediligeva le commedie di De Filippo». E si separarono per questo? «Erano due cavalli di razza e non volevano essere l’uno secondo all’altro. I disaccordi, poi, sulle scelte dei testi da rappresentare, fecero il resto. Ruppero il sodalizio». Che però riprese molti anni dopo con La Fortuna con la effe maiuscola, proprio di De Filippo e Curcio: «Fu... un ritorno di fiamma. Ma fu solo un tentativo, perché poi si separarono definitivamente». Infine il ritiro dalle scene: «Quando ha lasciato il lavoro, non gli mancava, anche perché si dedicò alla scrittura: in pochi anni, pubblicò quattro romanzi. Inoltre amava il rapporto con i giovani attori, ai quali cercava di trasmettere qualcosa della sua esperienza. Aldo non si è mai arreso ed è stato uno scunizzo fino alla fine».