Max Tortora: «Un lungo viaggio nel Medioevo»
L’attore è uno dei protagonisti del film «Il Regno», ambientato nel Medioevo: il bello di questo mestiere è vivere esistenze che altrimenti non vivremmo mai
Rimpiange un po’ gli anni Settanta, quando era un ragazzino che «non telefonava mai, a casa nessuno si preoccupava. Eravamo meno controllati e più liberi». Ma anche il Medioevo dove lo ha trascinato l’esordiente Francesco Fanuele, insieme all’amico Stefano Fresi, per il suo film di esordio Il Regno (uscito sulle piattaforme) non gli dispiace affatto. «Al contrario, mi affascina perché è stato il periodo delle crisi ideologiche e filosofiche, un’epoca di transizione e di grande fermento».
❞ Da musicista autodidatta quale sono, ho sempre considerato il lavoro dell’attore come quello del pianista. Si deve suonare tutta la tastiera. Io ho sempre cercato di farlo
È stato girato alle porte di Roma, com’è andata sul set?
«Ci siamo divertiti tanto. Il bello di questo mestiere è che possiamo vivere esistenze che altrimenti non vivremmo mai. Chiuso in un villaggio medievale, con Stefano Fresi, siamo amici di vecchia data. Un vero viaggio indietro nel tempo, tutto ben ricostruito, il set diviso tra un borgo a nord di Roma e un castello alla Cecchignola. Costumi bellissimi, una grande ricchezza visiva».
Lei è una persona curiosa, più pronto a lanciarsi in territori inediti di quanto non si pensi. Il cinema ci ha messo anni a offrirle ruoli non comici. Ci volevano Fabio e Damiano D’Innocenzo. Con «La terra dell’abbastanza» e poi «Favolacce», di cui è voce narrante.
«Da musicista autodidatta quale sono, ho sempre considerato il lavoro dell’attore come quello del pianista. Si deve suonare tutta la tastiera. Ho sempre cercato di farlo, non sempre le opportunità in passato sono arrivate. La commedia mi piace, con il dramma fa tutto parte di un unico grande mondo, l’osservazione della vita. Con i gemelli mi trovo bene: sono onnivori, hanno un cultura a largo raggio, non smettono mai di studiare. Non si fermano mai, sono prolifici, mi auguro di continuare a collaborare».
Il lockdown ha bloccato «Si vive una volta sola» di Verdone. Quando uscirà?
«Credo che aspetteranno tempi migliori per il ritorno in sala. Con Carlo durante la pandemia ci siamo sentiti spesso, c’è un bel rapporto di amicizia. Dirige bene gli altri ma li lascia liberi».
Il 2 luglio sarà in sala «La volta buona» di Marra dove recita con Massimo Ghini.
«Abbiamo girato in Uruguay, un’esperienza ancora diversa. Vincenzo aveva tutto il film in testa, una storia bellissima. Il mio personaggio è in cerca di riscatto».
In questi giorni si è celebrato il centenario della nascita di Sordi, molti hanno ricordato la sua imitazione.
«Era una citazione omaggio del suo film Io so che tu sai, lui seduto sulla poltrona, impegnato a vedere la Roma, indifferente alle notizie importanti che gli dà la moglie Monica Vitti. Una celebrazione sarcastica dell’accidia romana e non certo della vecchiaia. Non mi sarei mai permesso, è stato il più grande».
Cosa resta di questi mesi?
«Credo che abbiano tirato fuori la vera natura di tutti, nel bene e nel male. Io una cosa l’ho scoperta nel lockdown. Non è la quantità di tempo che mi serve, per esempio per il mio lavoro di sceneggiatore, ma la qualità. Le cose migliori le ho scritte nei ritagli di tempo in cui ero felice. Avendone tanto a diposizione non ho combinato nulla, era un tempo duro, subìto. Speriamo ora di recuperare».