José Ramon Ais, «Alberi per strade, imperi, paradisi»
Il progetto dell’artista basco José Ramon Ais, esposto nella collettiva «Processi 147», è una sorta di saggio fotografico su una possibile storia «verde» della città
Leggere la storia guardando gli alberi. Nelle chiome e nei tronchi delle città, spesso sacrificati dal cemento e dalla prepotenza delle auto, ci sono piante che raccontano la fortuna di grandi imperi, specie che richiamano amicizie tra nazioni lontane e altre che rimandano a consuetudini antichissime. Lo sa bene José Ramon Ais, nato a Bilbao nel 1971, uno dei 22 borsisti dell’Accademia di Spagna che in questo strano anno di confinamenti ha lavorato al progetto «Alberi per strade, imperi e paradisi», in mostra fino al 31 dicembre in piazza San Pietro in Montorio 3.
Il suo lavoro, esposto accanto a quello degli altri 21 vincitori del concorso annuale del Ministero degli Esteri spagnolo nella collettiva «Processi 147», è una sorta di saggio fotografico su una possibile storia di Roma. «La pandemia ha cancellato la primavera — racconta l’artista formatosi nei Paesi Baschi e impegnato in progetti internazionali — Ho dovuto rivedere il mio progetto iniziale non potendo fare quello che normalmente faccio, ovvero uscire in strada a fotografare gli alberi. Ma ho trovato diverse preziose occasioni nel piccolo giardino dell’Accademia». Un hortus conclusus si potrebbe dire, il geloso campo del lavoro intellettuale di un artista che nelle lunghe giornate di confinamento ha osservato la fioritura degli olmi di via Garibaldi i cui rami si spingono fino all’Accademia. Negli olmi ci ha letto una storia recente di epidemie, la grafiosi, che minaccia l’estinzione della specie. «Ho messo in relazione l’interno con l’esterno, la storia della specie arborea e quello che stiamo vivendo come genere umano. Inoltre ho riprodotto la tecnica della vite maritata già in uso tra gli etruschi, ovvero fare degli olmi i tutori per il rampicante. Una soluzione che nella storia dell’arte e della letteratura è stata spesso usata come metafora dell’amore. Le colture intensive e la malattia l’hanno cancellata dalle nostre campagne, io l’ho riprodotta al Gianicolo».
Altro lavoro di José Ramon
Ais in mostra fino al 31 dicembre è il trittico «Lignum crucis»: foto formato gigante di composizioni vegetali dove primeggiano tre specie legate alla leggenda della Croce. «Si legge nella storia di Sant’Elena, madre di Costantino — racconta l’autore — che quando salì nel monte Calvario e trovò la croce di Cristo, di cui un frammento è custodito nella basilica di Santa Croce in Gerusalemme, questa era formata dal legno di tre alberi e un arbusto: il cipresso, il cedro e il pino per la struttura, il legno di bosso per l’iscrizione». Specie che ricorrono nel quadro di Antoniozzo Romano a cui il lavoro dell’artista basco si è ispirato seguendo una pratica di post produzione e ricerca storica che caratterizza tutto il suo lavoro. In cantiere per Ais almeno altri due progetti che legano la storia di Roma alle piante: uno sui ciliegi di via Panama che il Giappone regalò all’alleato Mussolini, l’altro sui pini, sul fascismo che li prediligeva e sulla galleria di Palazzo Spada disegnata da Borromini.
La mostra
Fino al 31 dicembre esposti i lavori dei 21 borsisti vincitori dell’annuale concorso