Corriere della Sera (Roma)

IL FUTURO NON ASPETTA

- Di Fabio Filocamo

Nel giorno di festa, si celebra che la guerra è finita. Il pericolo del contagio, almeno per l’estate, sembra in parte scongiurat­o. Si è tornati a vivere. Con molti interrogat­ivi in più. Come sarà il futuro? Cosa cambierà? Ognuno si sarà chiesto, per sé e il proprio lavoro. Chissà se e in che termini lo avrà fatto la sindaca di Roma. Sorti personali a parte, c’è attesa da parte di una comunità di sapere che interventi si immaginano sul tessuto economico e sociale della città.

Liberi di uscire, i cittadini speravano di trovare strade a posto e idee nuove per il futuro. Invece, siamo come eravamo. Anzi, peggio. Si intende che, a un anno dalle elezioni, l’attuale sindaca possa avere poca voglia di programmar­e, ma la città non può aspettare che il suo futuro resti in secondo piano, rispetto alla scelta dei candidati.

Le forze politiche compiano allora un bel gesto: uniscano le forze, in nome del momento particolar­mente difficile in cui versiamo, per analizzare insieme il da farsi e formulare proposte concrete e condivise, sul futuro della città. Chiunque poi vincesse, si impegni a portarle avanti (e gli altri a non opporsi per partito preso). Ovviamente, a farlo, siano persone competenti, sulle materie di pertinenza. Non un’altra occasione sprecata o un modo per eludere le istanze dei cittadini. Lo si dice, mentre infuriano ancora le polemiche sui cosiddetti Stati Generali dell’Economia, a Villa Pamphilj.

Momento serio di riflession­e, passerella o festival delle intenzioni, il tempo e quanto ne scaturirà diranno.

A Palazzo Chigi, come fiori a primavera, sono sbocciati variopinti comitati. Idee a raffica da parte di esperti, in animo di poter davvero avere un impatto, per il bene del Paese. La società civile, accademici e imprendito­ri, se si pensa sul serio e in concreto a progetti mirati per il futuro, è a disposizio­ne. Un modo per partecipar­e e impegnarsi, in costanza di crisi di rigetto dalla politica. Ci si dirige così verso un mondo nuovo. La società, sempre più diseguale, non tollera altre discrimina­zioni, tra lavoratori e generazion­i di cittadini. L’economia è esposta, più di prima, a crisi impreviste e repentine. Turismo e commercio urbano ne sono stati vittime e testimoni. Il modo di lavorare di ognuno va aggiornato, per cultura e organizzaz­ione, al tempo che viviamo. Roma è una città dolente, sotto ogni punto di vista. Da tempi immemori, ormai, manca un vero disegno per la nostra Capitale. C’è urgenza di ricostruir­e una leadership e intelligen­za collettiva, al servizio del futuro di ciascuno di noi. Perché, tra un altro anno, non ci si debba affidare ancora, ad occhi chiusi, ai Santi Patroni.

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