IL FUTURO NON ASPETTA
Nel giorno di festa, si celebra che la guerra è finita. Il pericolo del contagio, almeno per l’estate, sembra in parte scongiurato. Si è tornati a vivere. Con molti interrogativi in più. Come sarà il futuro? Cosa cambierà? Ognuno si sarà chiesto, per sé e il proprio lavoro. Chissà se e in che termini lo avrà fatto la sindaca di Roma. Sorti personali a parte, c’è attesa da parte di una comunità di sapere che interventi si immaginano sul tessuto economico e sociale della città.
Liberi di uscire, i cittadini speravano di trovare strade a posto e idee nuove per il futuro. Invece, siamo come eravamo. Anzi, peggio. Si intende che, a un anno dalle elezioni, l’attuale sindaca possa avere poca voglia di programmare, ma la città non può aspettare che il suo futuro resti in secondo piano, rispetto alla scelta dei candidati.
Le forze politiche compiano allora un bel gesto: uniscano le forze, in nome del momento particolarmente difficile in cui versiamo, per analizzare insieme il da farsi e formulare proposte concrete e condivise, sul futuro della città. Chiunque poi vincesse, si impegni a portarle avanti (e gli altri a non opporsi per partito preso). Ovviamente, a farlo, siano persone competenti, sulle materie di pertinenza. Non un’altra occasione sprecata o un modo per eludere le istanze dei cittadini. Lo si dice, mentre infuriano ancora le polemiche sui cosiddetti Stati Generali dell’Economia, a Villa Pamphilj.
Momento serio di riflessione, passerella o festival delle intenzioni, il tempo e quanto ne scaturirà diranno.
A Palazzo Chigi, come fiori a primavera, sono sbocciati variopinti comitati. Idee a raffica da parte di esperti, in animo di poter davvero avere un impatto, per il bene del Paese. La società civile, accademici e imprenditori, se si pensa sul serio e in concreto a progetti mirati per il futuro, è a disposizione. Un modo per partecipare e impegnarsi, in costanza di crisi di rigetto dalla politica. Ci si dirige così verso un mondo nuovo. La società, sempre più diseguale, non tollera altre discriminazioni, tra lavoratori e generazioni di cittadini. L’economia è esposta, più di prima, a crisi impreviste e repentine. Turismo e commercio urbano ne sono stati vittime e testimoni. Il modo di lavorare di ognuno va aggiornato, per cultura e organizzazione, al tempo che viviamo. Roma è una città dolente, sotto ogni punto di vista. Da tempi immemori, ormai, manca un vero disegno per la nostra Capitale. C’è urgenza di ricostruire una leadership e intelligenza collettiva, al servizio del futuro di ciascuno di noi. Perché, tra un altro anno, non ci si debba affidare ancora, ad occhi chiusi, ai Santi Patroni.