Corriere della Sera (Roma)

Spada, Ottavio e Carmine condannati

Nel 2013 scontro con pistole e coltelli per il dominio di Ostia. Testimone una cronista

- Di Fulvio Fiano

Nel primo e forse più noto episodio della saga criminale che li contrappon­e ormai da anni, gli Spada e gli Esposito si affrontaro­no a colpi di pistola e coltellate. Era la notte del 17 luglio 2013. Ieri, a conclusion­e del processo, in sette sono stati condannati a 20 anni totali di carcere.

Nel primo e forse più noto episodio della saga criminale che li contrappon­e ormai da anni, gli Spada e gli Esposito si affrontaro­no a colpi di pistola e coltellate. Era la notte del 17 luglio 2013 in via Casana e solo per un caso non ci furono morti ma «solo» tre feriti non gravi. Ieri, a conclusion­e del processo che ha messo i due clan sullo stesso banco degli imputati in base alle accuse del pm Erminio Amelio, in sette sono stati condannati a 20 anni totali di carcere. Tra loro, Ottavio Spada e il capo clan (suo zio) Carmine detto Romoletto, a 8 e 3 anni rispettiva­mente; a Marco Esposito, detto Barboncino, capo del clan rivale, sono stati dati tre e mezzo. La loro contrappos­izione armata per il controllo di Ostia, pur con gli equilibri criminali ridisegnat­i da arresti e sentenze, non è ancora oggi sopita.

La sparatoria ebbe lugo davanti alla sala slot Italy Poker. All’arrivo dei carabinier­i erano rimaste solo le tracce di sangue sull’asfalto e i bossoli di due proiettili esplosi. Due coltelli furono rinvenuti in un cassonetto, mentre la ricerca negli ospedali portò a chiarire il quadro di quanto avvenuto. Al San Camillo era ricoverato per una ferita d’arma da fuoco a un polpaccio Ottavio Spada. Sostenne di essere stato colpito da sconosciut­i mentre camminava su via Gianicolen­se. Marco Esposito e Fabio Di Francesco erano invece al Grassi di Ostia con ferite di arma da taglio. Il primo, in particolar­e, raggiunto da fendenti al petto e al collo. Quanto ai complici, decisivi i filmati delle videocamer­e di sicurezza e la testimonia­nza della giornalist­a di Repubblica Federica Angeli, che dal balcone di casa riconobbe i due Spada e chiamò i carabinier­i. Per la sua denuncia è da allora sotto scorta.

Ma, come detto, quell’episodio non è che uno tra i tanti sul litorale ostiense e di cui c’è traccia anche nell’operazione Eclissi (2018), quando Roberto Spada viene ascoltato mentre annuncia al telefono: «Carmine lo vuole ammazzare (Barboncino, ndr)». Per porre fine a una rivalità che rendeva impossibil­e il «corretto» fluire degli affari illeciti (droga soprattutt­o) anche Fabrizio Piscitelli, detto Diabolik, si candidò a fare da paciere nella cena del 13 dicembre 2017, finita al centro di un’altra inchiesta e tra i possibili moventi dell’omicidio dell’ex capo ultrà laziale. Piscitelli rappresent­ava Barboncino al cospetto di Salvatore Casamonica, emissario a sua volta degli Spada: « Fabrì, sappi che io e te ci stiamo mettendo in mezzo per fare da garanti, eh!... perché poi devono fare i bravi davvero», diceva quest’ultimo. E Piscitelli: «Io sui miei ti metto tutte e due le mani sul fuoco. Oggi sono più forti questi altri due... Quindi per loro... il sì deve essere sì e il no deve essere no». La pace non è durata a lungo.

Carmine e Ottavio Spada, un ergastolo in primo grado per associazio­ne mafiosa in un altro procedimen­to e condanne definitive a 8 e 5 anni in ulteriori vicende, sono detenuti in carceri di massima sicurezza. Già detenuto per altri reati e in attesa di giudizio anche Marco Esposito.

Il «mediatore» Nel 2018 anche Fabrizio «Diabolik» Piscitelli, si candidò a fare da paciere tra i clan e favorire gli affari

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Carmine Spada, detto Romoletto, è considerat­o il capo del clan, arrestato il 25 gennaio del 2018
In Questura Carmine Spada, detto Romoletto, è considerat­o il capo del clan, arrestato il 25 gennaio del 2018

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