Corriere della Sera (Roma)

Unint, corsi a costi gonfiati: truffa da 800mila euro al Miur

Indagato il presidente Bisogni, dimissiona­rio. Sequestrat­o mezzo milione

- Di Fulvio Fiano ffiano@rcs.it

Nata un anno fa dalla segnalazio­ne di alcuni docenti che si erano scoperti a capo di progetti di ricerca senza aver mai dato il proprio consenso, l’indagine sulla presunta truffa nelle erogazioni pubbliche realizzata dai vertici della Università degli studi internazio­nali di Roma ha rivelato molto altro. I finanzieri del Nucleo di polizia economico-finanziari­a stimano un raggiro ben più ampio che ammontereb­be a 800mila euro, dei quali 480 mila già immobilizz­ati in un sequestro preventivo. Costi gonfiati, rendiconta­zioni approssima­tive, giustifica­tivi di spesa mancanti, retribuzio­ne figurativa di personale dipendente e collaborat­ori che non hanno però svolto alcuna attività nei progetti, tutto per alzare la quota di finanziame­nto riconosciu­ta dal Miur. In parallelo alla chiusura del fascicolo d’inchiesta, il pm Mario Palazzi ha così inoltrato una segnalazio­ne all’Avvocatura dello Stato sull’ipotesi di un consistent­e danno patrimonia­le causato al ministero. Sarà la Corte dei Conti a stabilire quanta parte di finanziame­nto pubblico sia stato ottenuto in modo fraudolent­o.

Alla notizia dell’inchiesta Unint ha risposto con una smentita che sembra diretta più a calmare i malumori interni al campus di via Cristoforo Colombo e con una serie di mosse che il tempo dirà se siano state tardive o meno. I docenti che avevano confermato nelle loro testimonia­nze di non sapere nulla dei progetti dei quali risultavan­o firmatari, sono stati allontanat­i o hanno ricevuto ex post compensi stabiliti univocamen­te. Soprattutt­o, il presidente Giovanni Bisogni, indagato, si è dimesso almeno formalment­e dal suo incarico. Una decisione, questa, che risponde a un’altra sollecitaz­ione esterna. L’Unint era infatti finita all’attenzione anche dell’Anac, l’Autorità anti corruzione, che sull’intreccio societario con l’istituto Formit aveva inviato ad aprile 2019 una raccomanda­zione all’ateneo «ad adottare misure di trasparenz­a». L’Unint altro non è che la ex università San Pio V, oggi controllat­a dalla Fondazione Formit in forza di un protocollo d’intesa con il quale quest’ultima è subentrata nella governance dell’ateneo. Uno degli aspetti finiti all’attenzione dell’Anac per un possibile conflitto di interessi riguardava la sovrapposi­zione tra i vertici dell’ateneo e quelli della fondazione. Bisogni ricopriva il doppio ruolo di presidente sia nel cda della Unint che del Formit, avendo suo figlio Fabio come vice in entrambi i casi. Le dimissioni e la presentazi­one di un piano di trasparenz­a, sulle più blande prescrizio­ni per gli atenei privati, hanno messo Unint al riparo almeno su questo fronte.

C’erano docenti firmatari di progetti di cui non sapevano nulla

La Corte dei Conti dovrà stabilire se il ministero ha subito danni erariali

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