Più tavolini in strada, una raffica di ricorsi
Sette associazioni e singoli cittadini
Erano pronti a integrare il ricorso già depositato al Tar contro la delibera per modifi- care il Regolamento del commercio, se fosse passata la «linea Coia» a sostegno delle at- tività travolte dalla crisi. Dopo che l’Aula ha votato il provve- dimento con le nuove deroghe per l’occupazione di suolo pubblico (50 per cento in più in Centro, 70 nel resto della città fino al 31 ottobre 2021) i residenti non hanno perso tempo: «Abbiamo già dato mandato all’avvocato», rivela Dina Nascetti, portavoce del comitato «Vivere Trastevere». Hanno aderito sette associazioni e singoli cittadini, indignati per «l’appropriazione indebita del territorio».
Erano pronti a integrare il ricorso già depositato al Tar contro la delibera per modificare il Regolamento del commercio, se fosse passata la «linea Coia» sulle occupazioni di suolo pubblico a sostegno delle attività travolte dalla crisi sanitaria. I residenti del Centro, dopo che l’Aula ha votato gli emendamenti proposti dal consigliere M5S in contrasto con l’assessore alle Attività produttive, Carlo Cafarotti, non hanno perso tempo: «Abbiamo dato subito mandato all’avvocato - rivela Dina Nascetti, presidente del comitato «Vivere Trastevere», con il quale hanno deciso di allearsi sei associazioni («Roma è la mia città», «piazza Navona e dintorni», rione Monti, Borgo, Campo Marzio, piazza delle Coppelle) e singoli cittadini - per fermare questa appropriazione indebita del territorio». Protagonista di numerose battaglie per il decoro e la legalità, tra le deroghe concesse agli esercenti Nascetti critica la possibilità di disporre i tavolini sulle strisce blu: «In condizioni normali i residenti non trovano posto, figuriamoci adesso, ma il Comune come pensa che arriveranno i clienti, in monopattino?». Se per le piazze storiche («Nell’elenco hanno dimenticato di inserire Santa Maria in Trastevere») vi sarà un’attenzione particolare, la portavoce degli abitanti ritiene che il vero problema siano i vicoli laterali: «Ormai non si può più passare, non soltanto con l’auto privata: manca lo spazio per i mezzi di soccorso». Tra le maggiori criticità del rione, acuita dai rischi sanitari, l’assembramento di giovani scalmanati e rumorosi che allontanano i frequentatori usciti di casa per una cena rilassante: «I ristoratori sono indignati, appena iniziano a radunarsi bande di adolescenti aggressivi i clienti se ne vanno».
Luigi La Peccerella (Comitato per la rinascita di Borgo) teme che le misure a favore degli operatori siano «una presa per i fondelli». Il sospetto nasce dalla constatazione che i coperti in più contrastano con la desertificazione del sito Unesco in assenza di turisti e a causa del telelavoro applicato in percentuale ancora consistente: «Hai voglia a moltiplicare i tavolini se in giro non c’è nessuno». Ma a destare perplessità è anche la procedura semplificata che consente di apportare modifiche saltando alcuni passaggi dell’iter ordinario: «Presenti il disegnino e fai quello che ti pare... Chi controlla? E quando?». In merito alla delibera Coia, La Peccerella è inoltre convinto che contenga «una caterva di illegittimità». Stanislao Grazioli (comitato Campo Marzio) denuncia «l’irrazionalità per cui da una parte si elimina la Ztl per rendere il Centro più facilmente raggiungibile in auto, dall’altra si tolgono le strisce blu per fare spazio ai dehors». Senza contare l’invasione di monopattini elettrici in via del Corso: «Ormai è una pista, sfrecciano a tutta velocità in due sullo stesso mezzo».
Gli arredi open air avanzano anche in Campo de’ Fiori, «dove alcuni locali si sono allargati fino a metà della piazza», rivela una residente dell’associazione «Roma è la mia città», che preferisce restare anonima: «Sa, in zona ci sono parecchie attività irregolari che non rispettano le norme...».