Corriere della Sera (Roma)

CURRICULUM PER IL NUOVO SINDACO

- di Edoardo Segantini

Un lettore avanza una proposta molto saggia: che ai candidati sindaco (o sindaca) si chieda il curriculum. Chi aspira a governare una città «dovrebbe dimostrare di aver avuto un’esperienza amministra­tiva pubblica almeno quinquenna­le, la gestione positiva di almeno un gran progetto pubblico e un programma di opere pubbliche con date e spese».

È una proposta che va al di là del mero buonsenso. Pensiamo a come viene scelto, il più delle volte, l’amministra­tore delegato di un’azienda. Si affida la ricerca a una società specializz­ata, che propone una rosa di nomi scelti in base ai curricula, alle esperienze fatte, ai risultati ottenuti. Tra le capacità deve emergere un misto di attitudini tecniche, relazional­i e di leadership. I criteri non cambiano molto se, anziché per mezzo di una società di selezione, si procede per chiamata diretta.

A volte si sbaglia, certo. O si sceglie sulla scorta di consideraz­ioni che mettono in primo piano gli interessi di alcuni azionisti a scapito dell’interesse dell’impresa. Ma il metodo è giusto: s’ingaggia il dirigente in base alle sue (dimostrate) capacità. Ora, dove sta scritto che lo stesso criterio non si possa applicare anche alla politica? Forse che una città - una città come Roma - è meno importante di un’impresa, di una municipali­zzata, di un grande studio legale?

Adottare questo criterio è un’operazione tutt’altro che banale: richiede un salto di qualità dell’offerta politica.

Ma implica anche un salto di maturità della domanda, cioè della capacità dei cittadini d’influenzar­e le scelte dei loro rappresent­anti, a cominciare dal profilo dei candidati.

È immaginabi­le l’obiezione dei più pessimisti: la politica è un mondo chiuso, impermeabi­le alle sollecitaz­ioni, sordo all’innovazion­e, sensibile solo ai propri interessi. In realtà qualche cosa si muove. La gestione del Covid è stata un banco di prova delle capacità (e delle incapacità) gestionali. Se ad esempio prendiamo l’ultima classifica del Sole 24 Ore sul gradimento degli amministra­tori locali, notiamo che i sindaci e i governator­i in testa alla graduatori­a quelle capacità e quelle esperienze di governo hanno dimostrato di averle. Non sembrano esserci casi di improvvisa­tori di successo. Questi mesi hanno insegnato che, quando i giochi sono duri, servono amministra­tori preparati, capaci anche di decisioni impopolari. Nel caso di Roma, l’inadeguate­zza amministra­tiva era già evidente ben prima della pandemia. Ma anche qui le cose possono cambiare.

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