Gli affari del clan Senese tra droga, vestiti e ristoranti
L’organizzazione criminale, colpita da 28 arresti, aveva nella Capitale il centro nevralgico del riciclaggio
Giubbotti, mozzarelle, bistecche: «Roma è divenuta nel tempo il centro nevralgico decisionale (tutta la famiglia s’incontra la domenica mattina a casa di Senese Vincenzo, classe 1936 nell’attesa della telefonata con Michele dal carcere di Catanzaro), il luogo in cui si dipartono, a raggera, gli affari del gruppo criminale, il punto di riferimento operativo perché favorito dalla strategica posizione territoriale in quanto vicino alla Campania». Dalla gastronomia all’abbigliamento, passando per i ristoranti (carne ma anche pesce): Michele Senese, «o pazz», controlla segmenti imprenditoriali della Capitale attraverso i molti prestanome.
Salvo, quando è necessario, tornare a imporre la propria volontà nel settore degli stupefacenti. Droga e riciclaggio: i 28 arresti della Dda di martedì scorso raccontano di come «o pazz» riesca ad amministrare il potere lontano dalla sua Afragola. Soprattutto sa scegliere i propri collaboratori. Come Domenico Mastrosanti al quale affida investimenti (anche 150mila euro in contanti) destinati alla «Oro bianco srl» titolare di un laboratorio per la produzione di bufale e altri prodotti caseari lungo la via Pontina. Mastrosanti, detto «Codino», è un vecchio amico di Gennaro Senese (fratello di «o pazz», defunto) che si dà da fare a tempo pieno per accontentare il Senese - imprenditore: «Ascolta un attimo - dice, frenetico - praticamente abbiamo fatto l’acquisto di una cisterna di latte di 26.500 chili che è molto, molto buono. Ce stamo a prende’ un grosso lavoro». É lo stesso Senese a fugare i dubbi investigativi sulla riconducibilità dello stabilimento al clan: «E certo no, no - dice, intercettato al telefono quello lì al caseificio a Pontinia a Terre Pontine è dei miei amici».
Tuttavia, di quando in quando, si rende necessario intervenire con antichi metodi. Così come racconta uno dei pentiti utilizzati per ricostruire il perimetro degli affari del clan, Andrea Delli Paoli. «Mi disse - racconta quest’ultimo - che (Senese, ndr) aveva deciso di far uccidere Antonio Pietronuto (uomo del clan per la vendita di droga, ndr) perché, a suo dire, voleva fare di testa sua... sei-sette giorni dopo, puntualmente, Pietronuto morì». Senese ha rapporti con pezzi di tifoseria. Oltre al «Lazialotto» Fabrizio Piscitelli spunta il nome di Marco Turchetta, altro leader degli Irriducibili: «So che Marco Turchetta di Cinecittà — racconta il pentito di ‘ndrangheta Gianni Cretarola — si occupa anche di stupefacenti ed è legato a Gennaro Senese».
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