Le ragazze biancocelesti e quell’algoritmo cattivo che spezza il sogno della A
Dalla serie B la Federcalcio ha promosso il San Marino che aveva 2 punti in meno ma una gara da recuperare
All’improvviso la Lazio Women ha fatto irruzione nel mio immaginario, diciamo pure nel mio tifo. Non seguo il calcio femminile, non so nulla della loro serie A e della loro serie B, nulla dei tornei e dunque delle classifiche. Perché allora ne parlo? Ne parlo, lo ammetto con la più schietta semplicità, in quanto tifoso del mio club da quando ero ragazzino, come sofferente di fronte alle sue alterne vicende da più di mezzo secolo.
Non seguivo il calcio femminile: non so se sia un problema, se sia qualcosa che il
Me-Too potrebbe ascrivere a mia sessista colpa. Mi difendo dicendo che il tempo è il tempo, per tutto non abbiamo tempo. Ma a non essere questione di tempo è il tifo, il tifo non ha bisogno di tempo, il tifo dura oltre le contingenze – come ogni fede. Maschi o femmine non importa, la Lazio Women per me è Lazio e basta, Lazio e nient’altro.
Come non essere a fianco del presidente Lotito, anche nel momento della sua ira? Come condividere le decisioni delle alte sfere burocratiche? La serie A a quattordici squadre invece che a dodici (la proposta di Lotito bocciata dal presidente dell’Assocalciatori Damiano Tommasi) era davvero inaccettabile? Può darsi, non ne conosco le motivazioni.
L’unica cosa che sono in grado di discutere è il sistema che si è adottato per prendere una decisione palesemente ingiusta per la ragione (umana) utilizzando una ragione che umana non è. Di algoritmo parliamo da tempo, se ne era parlato anche per una eventuale sospensione del campionato maschile di serie A.Non so per quale motivo i campionati femminili invece siano stati sospesi. Ma non importa, un valido motivo ci sarà. Di sicuro, suppongo, non per una eventuale minore resistenza delle calciatrici allo stress delle partite a porte chiuse, dell’estate e dell’agone. Quale che sia stato questo motivo, con la massima fermezza oppongo all’algoritmo la mia ragionevolezza, la mia capacità di formulare ipotesi e di stilare calcoli – che potrebbe fare anche qualcuno meno tifoso di me. Ebbene, questa ragionevolezza e questa possibilità di fare calcoli mi dicono che la squadra che verrà (spero, verrebbe) promossa in serie A, il San Marino, la squadra cioè che era terza e che aveva una partita da recuperare, era due punti sotto la Lazio. Giocando la partita mancante, la San Marino quante possibilità aveva di scavalcare la Lazio? Non ne aveva forse una su tre? Non due su tre, ma (ripeto) una su tre. Avesse perso o avesse soltanto pareggiato, il suo punteggio non sarebbe stato superiore a quello della Lazio. Questo dice la mia elementare ragione (umana). E dovendo prendere decisioni così resolute, la sospensione di un torneo con le conseguenze che ne deriverebbero, non è la nostra comune, semplice ragionevolezza migliore dell’idolo (il totem) del nostro tempo, l’algoritmo? Non sono affatto contrario, ovviamente, all’evoluzione tecnologica. Ma elevare la tecnologia e i suoi non sempre limpidi sviluppi a indiscutibili verità o giudici di qualsivoglia processo è per me uno scandalo.
Uno scandalo Elevare la tecnologia a indiscutibile verità oppure a giudice di qualsivoglia processo