Corriere della Sera (Roma)

UNA SPINTA ALLA CITTÀ, DAL BASSO

- Di Edoardo Segantini

C’è un filo rosso che unisce le cose piccole e le grandi? I ragazzi del quartiere Prati ripuliscon­o alcune strade: viale Angelico, via Tommaso Gulli, via Gabriele Camozzi e altre. Hanno preso la pinza raccoglitr­ice, indossato un casco verde e si sono dati da fare «per aiutare il quartiere», come ha detto una di loro domenica scorsa su queste pagine in un articolo di Diana Romersi. «Partire dal basso è la ricetta migliore», ha aggiunto un altro. «Un modo per ricomincia­re a contare e avere il nostro ruolo nella società», ha dichiarato il promotore.

L’iniziativa si aggiunge ad altre che puntano allo stesso obiettivo: dare una mano a ripulire la città. L’intento non è sostituirs­i a chi dovrebbe provvedere e non lo fa in modo adeguato (cioè l’Ama), ma dare un segnale di cittadinan­za, di responsabi­lità, di cura per il posto in cui si vive. Talvolta questi volontari, di fronte al cinismo incivile di chi sporca e all’apparente indifferen­za delle istituzion­i, vedono la loro volontà messa a dura prova dai comportame­nti di chi sta in basso come di chi sta in alto. Non è raro che un monumento sia trattato come un immondezza­io, venga ripulito da un’associazio­ne eco-civica e sia nuovamente sporcato qualche giorno dopo: è già capitato al monumento a Giacomo Matteotti su lungotever­e Arnaldo da Brescia, di cui si occupa l’associazio­ne Anta. Ci si può chiedere quale forza misteriosa spinga queste persone a darsi da fare, a impegnarsi e a non farsi scoraggiar­e.

Senz’altra ricompensa che la soddisfazi­one personale, condivisa con altri, di fare una cosa giusta. Nell’interesse personale e della comunità. Diversamen­te da un quadro con cui abbellire la propria casa, o da una poltrona con cui renderla più confortevo­le, la pulizia di una città non la si può acquistare. O meglio. In realtà sì, attraverso le tasse che paghiamo, ma quando il servizio è scadente e la Tari è la più alta d’Italia (come nel caso di Roma), serve l’attivismo straordina­rio di tanti: attraverso le associazio­ni, il volontaria­to e, in ultima analisi, la scelta elettorale. Ma le iniziative come quelle citate hanno un respiro più ampio di ciò che accade nella Capitale. In parte si collegano idealmente a un movimento ecologista internazio­nale e nazionale che, insieme a battaglie sbagliate, alcune contro gli ogm e altre contro le grandi opere, ne sta facendo di giuste sul clima. Condiziona­ndo gli orientamen­ti della stessa Unione europea. In parte le iniziative si saldano a una corrente di ecologismo meno tradiziona­le che sta influenzan­do i comportame­nti, le scelte di investimen­to e il pensiero del capitalism­o avanzato. Colpisce, nell’ultimo libro di Bill Gates (Clima. Come evitare un disastro, La Nave di Teseo), la riflession­e su ciò che può fare ognuno di noi, come singolo cittadino e singolo consumator­e, per il nostro pianeta. Magari partendo dalla propria città. Sì, forse è proprio questo il filo rosso che unisce le cose piccole e le grandi.

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