UNA SPINTA ALLA CITTÀ, DAL BASSO
C’è un filo rosso che unisce le cose piccole e le grandi? I ragazzi del quartiere Prati ripuliscono alcune strade: viale Angelico, via Tommaso Gulli, via Gabriele Camozzi e altre. Hanno preso la pinza raccoglitrice, indossato un casco verde e si sono dati da fare «per aiutare il quartiere», come ha detto una di loro domenica scorsa su queste pagine in un articolo di Diana Romersi. «Partire dal basso è la ricetta migliore», ha aggiunto un altro. «Un modo per ricominciare a contare e avere il nostro ruolo nella società», ha dichiarato il promotore.
L’iniziativa si aggiunge ad altre che puntano allo stesso obiettivo: dare una mano a ripulire la città. L’intento non è sostituirsi a chi dovrebbe provvedere e non lo fa in modo adeguato (cioè l’Ama), ma dare un segnale di cittadinanza, di responsabilità, di cura per il posto in cui si vive. Talvolta questi volontari, di fronte al cinismo incivile di chi sporca e all’apparente indifferenza delle istituzioni, vedono la loro volontà messa a dura prova dai comportamenti di chi sta in basso come di chi sta in alto. Non è raro che un monumento sia trattato come un immondezzaio, venga ripulito da un’associazione eco-civica e sia nuovamente sporcato qualche giorno dopo: è già capitato al monumento a Giacomo Matteotti su lungotevere Arnaldo da Brescia, di cui si occupa l’associazione Anta. Ci si può chiedere quale forza misteriosa spinga queste persone a darsi da fare, a impegnarsi e a non farsi scoraggiare.
Senz’altra ricompensa che la soddisfazione personale, condivisa con altri, di fare una cosa giusta. Nell’interesse personale e della comunità. Diversamente da un quadro con cui abbellire la propria casa, o da una poltrona con cui renderla più confortevole, la pulizia di una città non la si può acquistare. O meglio. In realtà sì, attraverso le tasse che paghiamo, ma quando il servizio è scadente e la Tari è la più alta d’Italia (come nel caso di Roma), serve l’attivismo straordinario di tanti: attraverso le associazioni, il volontariato e, in ultima analisi, la scelta elettorale. Ma le iniziative come quelle citate hanno un respiro più ampio di ciò che accade nella Capitale. In parte si collegano idealmente a un movimento ecologista internazionale e nazionale che, insieme a battaglie sbagliate, alcune contro gli ogm e altre contro le grandi opere, ne sta facendo di giuste sul clima. Condizionando gli orientamenti della stessa Unione europea. In parte le iniziative si saldano a una corrente di ecologismo meno tradizionale che sta influenzando i comportamenti, le scelte di investimento e il pensiero del capitalismo avanzato. Colpisce, nell’ultimo libro di Bill Gates (Clima. Come evitare un disastro, La Nave di Teseo), la riflessione su ciò che può fare ognuno di noi, come singolo cittadino e singolo consumatore, per il nostro pianeta. Magari partendo dalla propria città. Sì, forse è proprio questo il filo rosso che unisce le cose piccole e le grandi.