La candidatura della sindaca e i problemi per Pd e M5S
Èun’inossidabile strategia della politica: se non riesci a convincere, confondi. Talmente inossidabile che anche il M5S la utilizza – archiviata velocemente la sbandierata gestione virginale del potere – al limite dell’autolesionismo. In una situazione del Movimento che assomiglia a ciò che accade ad un vaso che si schianta al suolo, Virginia Raggi e il suo sponsor Beppe Grillo continuano a muoversi come se quel vaso fosse ancora al suo posto. E come se Roma fosse l’Eden delle città metropolitane del mondo: pulita, efficiente, governata con lungimiranza manageriale certosina.
Stupefacente, se non avessimo ormai imparato a conoscere i politici a cinque stelle, la loro competenza, la loro unità di vedute e di azione, il loro distacco dagli agi del potere. Ora, si trattasse solo di assistere ad una delle più dure lotte intestine di una formazione politica, non ci faremmo neanche caso, ne abbiamo viste tante. Certo, questa è assai feroce e si combatte tra chi – dimentico delle promesse di una nuova politica, di essere popolo e non dalla parte del popolo – è pronto a tutto pur di non mollare ciò che quelle ardite promesse gli hanno garantito: potere e notorietà.
Di più: la pretesa di continuare a gestire una Roma che in questi cinque anni è stata gestita – a essere gentili – malissimo, crea un gigantesco problema ai naturali alleati del M5S. Il Pd, la galassia di formazioni alla sua sinistra e una serie di forze moderate, europeiste e cattoliche che non si riconoscono nel centrodestra sono inchiodate in un impossibile gioco di incastri, una sorta di cubo di Rubik con un lato bloccato. Viene da chiedersi se sia eticamente accettabile, in nome di una incomprensibile impuntatura – neanche tutto il suo partito è disposto a sostenerla e un imponente numero di romani boccia la sua sindacatura - da parte di Raggi, un intero schieramento rischi di non poter competere ad armi pari alle prossime elezioni.
Un politico dovrebbe sempre avere come principio-guida il bene della comunità per la quale intende operare, non il suo interesse personale. Non vivendo nel mondo delle fiabe, ci rendiamo conto che fare un passo indietro a scapito delle proprie ambizioni è un gesto difficile e coraggioso, ma è altrettanto vero che le proprie ambizioni devono sempre poggiare su basi reali, obiettive, sincere. Sarebbe bello che l’esponente di un Movimento nato per cambiare le regole del gioco politico al grido di «onestà, onestà», fosse ora onesta nei confronti dei romani e, in fondo, di sé stessa.