È rivolta contro «i taxi volanti» nel parco Piccolomini
Gli abitanti: «Sicurezza a rischio tra via Aurelia Antica e il Vaticano. Noi all’oscuro del progetto»
Un terminal per il decollo e l’atterraggio di droni elettrici destinati al trasporto turistico di persone e merci. Un’infrastruttura attrezzata per «nuovi velivoli rivoluzionari», ribattezzati i taxi volanti, promette la «Urban V» che promuove il progetto con congruo anticipo rispetto al Giubileo del 2025. Tutto, droni e piste, calati nel parco Piccolomini: 8 vincolati e silenziosi ettari tra via Aurelia Antica e San Pietro, messi a bando dall’Ipab regionale.
La scelta tra progredire e conservare al parco Piccolomini sembra già compiuta ma, in questo caso, tutto è avvenuto alle spalle dei residenti inclusi magistrati, liberi professionisti, avvocati e intellettuali che lì risiedono e che mal tollerano il parziale esproprio.
Presentato ufficiosamente nei mesi scorsi il piano «per una mobilità sostenibile» non convince i tanti affezionati a uno dei polmoni verdi della città. Dispiace l’intenzione di rimuovere il prato per procedere alla impermeabilizzazione degli spazi. Preoccupa l’aspetto della sicurezza (siamo vicini oltre che a San Pietro anche alla residenza dell’ambasciatore russo). Lascia perplessi lo stravolgimento dell’area sottratta nel tempo a due speculazioni: la prima a metà degli anni Settanta era la tentata edificazione di un Hilton proprio lì mentre l’altra, in tempi più recenti, ha riguardato il progetto di riconversione a campo da golf degli spazi in questione. Sorprende, infine, il mancato coinvolgimento dei cittadini in un progetto del genere. Nulla, al momento, dicono dal Campidoglio. Mentre dalla Regione difficilmente arriverà un altolà considerato che il progetto — già avanzato — nasce proprio da un bando regionale.
Ma i cittadini si definiscono anche «rattristati» dall’idea che si possano tradire cinque decenni di impegno istituzionale e pubblico di grande importanza se si considera che gli appelli per la difesa del parco furono portati avanti da Antonio Cederna, Italo Insolera e infine dall’allora sindaco Giulio Carlo Argan. Sulla questione interviene Barbara Manara, portavoce del comitato per la difesa del parco con parole che suonano come un richiamo ai politici affinché si pronuncino prima che la «Urban V» completi la sua infrastruttura: «Se Parco Piccolomini esiste ancora è solo grazie all’azione del comitato e del territorio che in cinquanta anni non ha mai mancato di battersi contro progetti di trasformazione opposti alla salvaguardia e alla pubblica fruizione dello spazio. É arrivato il momento che la politica decida finalmente di realizzare un progetto pubblico unitario che restituisca questo luogo alla città».
La gara d’appalto L’Ipab regionale ha fatto un bando. Il silenzio del Campidoglio