Corriere della Sera (Roma)

La madre: avevo chiesto aiuto, nessuno è intervenut­o e lei è morta

Tragedia in corsia al Santo Spirito, neonata perde la vita. Il racconto della donna

- Giulio De Santis

«Verso le 3 di notte ho chiesto aiuto, perché sentivo che qualcosa non stava andando per il verso giusto. Ma, oltre a qualche parola di circostanz­a, nessuno ha fatto niente. In quel momento mi sono sentita trascurata. Anzi sono stata abbandonat­a». È l’atto d’accusa formulato da Vlada Savciuc, 29 anni, moldava, ingegnere informatic­o con la padronanza di 5 lingue, per provare a spiegare perché Valentina, la figlia primogenit­a concepita con il compagno Alessandro Corda, 49 anni, è morta lo scorso 15 febbraio nell’ospedale Santo Spirito qualche minuto dopo essere venuta al mondo. Ieri la donna ha ripercorso con la polizia giudiziari­a l’attimo determinan­te in cui la tragedia avrebbe potuto, secondo lei, essere evitata: «Mi ero già sentita male verso l’una di notte, quando avevo avuto perdite di sangue. Alle tre la situazione è peggiorata e mi sono spaventata. Ho domandato che qualcuno controllas­se cosa stesse accadendo. Mi è stato risposto che andava tutto bene e sarebbe stata chiamata una ostetrica. Ma non è venuto nessuno. Sono stata lasciata sola. Oltre ad Alessandro, l’unica persona vicina è stata la mia compagna di stanza». La puerpera che ha condiviso la camera con la Savciuc è la testimone chiave della tragedia. Perché è lei che, allarmata dalle condizioni precarie di Savciuc, verso le 5 del mattino ha risollecit­ato l’intervento dell’equipe sanitaria. La 29enne, infatti, verrà portata in sala parto per un cesareo circa un’ora e mezza dopo. Un intervento tardivo? Certo Valentina, nata alle sei e mezza, morirà un attimo dopo il primo vagito. Nell’esposto che ha dato il via all’inchiesta condotta dal pm Pierluigi Cipolla, si sottolinea che qualcuno del personale medico avrebbe urlato ad alta voce prima del cesareo: «Come è possibile averla fatta arrivare fino a questo punto?». Chi abbia pronunciat­o queste parole, è uno dei quesiti dell’inchiesta. Che per ora procede a passi lenti. Ma non per volontà della Procura che indaga per omicidio colposo in ambito sanitario. Ancora non è stato possibile disporre l’autopsia di Valentina. A rallentare l’esame autoptico, l’assenza della cartella clinica. Il pm ne ha disposto il sequestro martedì all’ora di pranzo. Tuttavia fino a ieri pomeriggio la documentaz­ione non è stata portata a piazzale Clodio e di conseguenz­a non è stato nominato il medico legale. Perché questo ritardo? Un giallo, destinato ad alimentare dubbi, sospetti, retro pensieri nella coppia seguita dagli avvocati Andrea Calderoni e Stefania Rondini. Vlada e Alessandro non si danno pace dal 15 febbraio scorso. Aspettavan­o questo momento da nove mesi, curando ogni dettaglio, come per esempio l’arredament­o della cameretta che avrebbe ospitato Valentina nella loro casa al quartiere Coppedè. Di ragioni per avere paura, non ne hanno nutrite neanche una da quando Vlada ha saputo di essere in dolce attesa. I nove mesi della gravidanza sono infatti trascorsi in modo perfetto. Cos’è andato storto la notte del 15 febbraio è la domanda cui cercherà una risposta il pm Cipolla. Per ora imbrigliat­o dal giallo della cartella clinica.

La puerpera

Oltre al mio compagno, l’unica persona che mi è stata vicina, è stata la mia compagna di stanza

Il giallo

Il pm ha disposto il sequestro della cartella clinica martedì, ma fino a ieri non è stata portata a piazzale Clodio

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