Rete 5G, treni integrati, rifiuti: la rivoluzione digitale è qui
Quasi sempre le cose che davvero contano sono invisibili. Basta pensare alla rivoluzione digitale che, passo dopo passo, link dopo link, molecola dopo molecola ci ha immersi in un mondo nuovo, senza sapere quando è iniziato e meno che mai quando finirà. Allo stesso modo, la grande trasformazione di Roma, che ha preso avvio in questi mesi, è destinata a restituirci una città che non osavamo neppure immaginare. Una Roma che dal punto di vista tecnologico sarà superiore, o certamente non inferiore, alle città che più ammiriamo. Siamo abituati a una Roma che primeggia nel patrimonio storico, ma alla primazia nella tecnologia proprio no.
Vediamo tutto da vicino. Cominciamo con la nuova rete 5G, senza la quale la stessa idea di «smart city», è una parola vuota. Roma avrà la più estesa, la più integrata, la più capillare rete digitale che una città possa vantare, persino in Europa. Non ci saranno più «buchi» di copertura del segnale, ci sarà continuità nelle gallerie, nelle stazioni metro e in ogni dove. Sarà pronta già quest’anno sul 64% del comune. Non è un primato fondamentale? Permetterà di integrare tutti i sensori che servono a monitorare l’ambiente, la sicurezza, la mobilità e trasformerà, anzi creerà, il sistema nervoso della città. Magari qualcuno apprezzerà soprattutto che le telefonate non cadranno appena entrati in galleria. E poi nelle tecnologie vige la regola del last in, first out: chi arriva ultimo ha la possibilità di scegliere le più nuove. Così Roma. L’integrazione e la disponibilità dei dati di ogni tipo, da diverse sorgenti e di varia natura, serviranno ad alimentare una sala operativa unica.
Quindi verranno creati: sistemi di alert che mobilitano più soggetti in caso di emergenza; sistemi di intelligenza artificiale che «pensano» modelli predittivi; informazioni a supporto delle decisioni. Su questa base sono costruite varie applicazioni: dall’assistente virtuale turistico alle app su mobilità, sicurezza e infrastrutture critiche.
La dimensione digitale unisce ciò che il mondo fisico (e la mente a compartimenti stagni dei decisori) ha finora diviso. Ecco un esempio che ci porta davvero in un «unicum»: l’integrazione digitale fra la rete della metro e quella delle ferrovie regionali, così da passare da 60 a 160 km di trasporto pubblico integrato su ferro. La convergenza digitale con la rete ferroviaria permetterà anche di trasportare su treno i rifiuti verso il termovalorizzatore e non sui camion (a ogni vagone corrispondono 2,5 camion) con meno inquinamento, meno incertezza sui tempi di trasporto e meno costi.
Ecco il termovalorizzatore. Si è già detto della logica last in, first out: quello romano dovrebbe essere il più sofisticato impianto per la filtrazione delle componenti, per la rilavorazione delle ceneri e per la creazione di nuova energia. L’innovazione non finisce qui, perché ci saranno due bio-digestori per produrre metano e fertilizzanti e due impianti, che Roma non ha mai avuto, per il trattamento della cosiddetta «frazione secca» dei rifiuti, cioè plastica e carta. Si passa perciò da un non-sistema (eufemismo) di raccolta, trasporto e trattamento dei rifiuti, alla loro ottimazione che farà il bene della città.
L’onda tecnologica comprende anche i grandi progetti digitali delle Ferrovie; l’illuminazione pubblica rinnovata con i pali che avranno ciascuno una scatoletta in cui ci saranno molteplici sensori, i cui dati arriveranno in tempo reale alla sala operativa unica che, a sua volta, aiuterà i decisori a prendere rapidamente le decisioni giuste. È questo, senza dirlo, il disegno di una vera «smart city», e con una visione. Dalla stessa onda nascerà il Tecnopolo, che formerà tecnici di alto livello nelle materie scientifiche; e nascerà il Museo della Scienza; il tutto completato dall’integrazione tra i dati di Roma e quelli della protezione civile (vedi Giubileo). La rivoluzione digitale è servita. In silenzio, o quasi.