Marito ordina ai figli di lapidare la madre: «È un’indemoniata»
Esorcismi, lanci di pietre, insulti: «La fede è la cosa più importante». Ora è a processo
«Per mio marito sono un’adultera, e quindi una peccatrice, un’indemoniata. Così mi ha obbligato per sette, forse otto volte ad andare dall’esorcista. E un’altra volta ha spinto i miei due figli a tirarmi le pietre addosso. Lui ha un credo religioso estremamente forte, che ha devastato la nostra famiglia».
Sono alcuni tra i passaggi più drammatici della deposizione di Roberta (nome di fantasia), 55 anni, consulente di una società energetica, vittima secondo il pm Daniela Cento dei maltrattamenti del marito, L.T., 55 anni, professionista della comunicazione. Che ora è sotto processo perché, tra le altre cose, avrebbe preteso che la moglie e i figli si dedicassero alla preghiera, al digiuno, a riti di purificazione. «Una volta iniziammo a pregare a mezzanotte e all’alba ancora dovevamo pregare. Io mi alzai e lui si arrabbiò così tanto che mi spaccò un labbro», racconta Roberta, che non trova altra definizione per descrivere la vita che è stata costretta a condurre: «Una dimensione di totale follia».
A scatenarla, secondo la vittima, è la scoperta fatta da T., sposato nel 2000, di uno scambio di sms dal contenuto erotico tra la moglie e una sua vecchia fiamma. Il marito, letti i messaggi, prima definisce Roberta una «m…», poi una «peccatrice». È il 2016, dal quel momento cominciano le vessazioni. «Nel 2018 ci ha fatto fare un giro spirituale. È ottobre, dico a mio marito che è il caso che i ragazzi vadano a scuola. Ma lui: “No, è più importante la fede”. Ci ha portato da Padre Pio, da Santa Rita da Cascia, a Loreto. Questo credo religioso ha connotato la nostra vita, lo subivamo. Una volta mi ha cacciata di casa perché non dicevo il rosario come voleva lui, mi ha preso le cose e me le ha buttate sul pianerottolo. Il martedì e il venerdì dovevamo digiunare per espiare i peccati. Sono dimagrita di 22 chili».
Due sono i momenti più drammatici che rammenta Roberta, assistita come parte civile dall’avvocato Laura Peroni: «Una volta ha portato me e i nostri figli in un bosco vicino a Rocca Priora e ha cominciato a urlare: “Picchiate vostra madre, tiratele i sassi, prendetela a calci”. I ragazzi lo hanno fatto perché avevano paura che se avessero rifiutato se la sarebbe presa con loro. Però si sono fermati, implorando il padre di smetterla perché mi facevano male». L’altro episodio riguarda gli esorcismi (in questo caso preghiere, ndr): «Vi sono stata obbligata da mio marito perché diceva che ero posseduta dal demonio. Solo io sono stata obbligata e non i mei figli, perché ero io l’indemoniata».
Roberta, in questo dramma, è una donna sola. Proprio dentro la sua famiglia. A prendere le parti di T., difeso dall’avvocato Andrea Conti, è la figlia Clara (anche questo è un nome di fantasia, ndr): «Papà è un uomo di fede, e io sono come lui». È Clara che nel 2016 scopre i messaggi e li mostra al padre: «Quella scoperta mi ha devastato la vita. È lì la causa di tutto, tutto nasce da lì. Siamo andati dall’esorcista per salvare la famiglia. Io con mia madre non voglio avere rapporti». Un appoggio incondizionato quello di Clara, che ha spinto i giudici a ricordarle: «In questo processo l’imputato è tuo padre, non tua madre». Mentre il fratello di Clara ha avuto la reazione opposta: con T. non vuole avere più nulla a che fare.