Capolavori per una regina
Inaugurata ieri al Museo Ebraico la mostra «Bellissima Ester», dedicata all’eroina biblica, con pergamene, dipinti, manoscritti e video
Ester, l’eroina biblica che salva il popolo ebraico, ha attirato nei secoli l’attenzione e la creatività di artisti, letterati, filosofi, cineasti e autori teatrali, persino psicologi. La sua figura e la sua storia riassumono molte caratteristiche dell’intelligenza femminile: la determinazione, l’energia con cui difende la sua gente ottenendone la salvezza dallo sterminio, la forza morale con cui smaschera il perfido Aman agli occhi del re Assuero suo marito e restituisce il dovuto onore a Mardocheo. Nella storia c’è il fascino del rovesciamento delle sorti e della giustizia che sostituisce la vendetta e l’arbitrio crudele (Aman viene impiccato alla forca che lui aveva preparato per Mardocheo). E c’è la spiegazione della festa ebraica del Purìm (appunto, le sorti) evento centrale del calendario ebraico che quest’anni si celebra tra il 23 e il 24 marzo.
È la chiave di lettura della densa e accurata mostra inaugurata ieri al Museo Ebraico di Roma (rimarrà aperta fino al 24 giugno) sotto la Sinagoga Maggiore di lungotevere Cenci, e intitolata «Bellissima Ester, capolavori per una regina». È organizzata dalla Fondazione per il Museo ebraico romano, dalla Comunità ebraica di Roma in collaborazione con il Meis-Museo nazionale dell’ebraismo italiano e della Shoah di Ferrara.
I tre curatori (Olga Melasecchi, direttrice del Museo romano, Daniela Caffiero, professore di Storia moderna alla
Sapienza e storica dell’ebraismo, e il rabbino Amedeo Spagnoletto, direttore del Meis) hanno raccolto quaranta opere tra pergamene miniate, dipinti, manoscritti, video e fotografie. Pezzi indubbiamente forti le antiche Meghillot Estèr, ovvero i rotoli in pergamena con le storie del Purìm, come lo splendido esemplare del 1633 realizzato a Roma dal copista Ia’aqov Castelnuovo, o quella più recente di Angelo Citone del 1850.
Spicca il prestito del Museo Buonarroti di Firenze che ha inviato gli «Studi di figura per la Punizione di Aman nella Volta Sistina», una stupefacente matita rossa su carta (è la preparazione di uno dei pennacchi della Cappella Sistina) in cui Michelangelo descrive la crocefissione a un albero di Aman, non la sua impiccagione (in un articolo del 2023 la rivista dei gesuiti, la Civiltà Cattolica, si soffermò con attenzione sull’opera e sul suo senso).
Dagli Uffizi arriva una bellissima tempera su tavola di Jacopo del Sellaio, 1485, «Il trionfo di Mardocheo», in cui si può ammirare tutta la sua maestria pittorica da miniaturista. C’è il dovuto spazio per l’arte contemporanea con l’opera in alluminio «I numeri di Ester» di Tobia Ravà, del 2020. Il Rabbino Capo della Comunità ebraica, il professor Riccardo Di Segni, parla della festa di Purìm (e quindi della vicenda di Ester) come «il prototipo di un massacro annunciato e sventato, un tema sempre presente nella storia ebraica, che purtroppo solo in pochi casi ha avuto l’happy end di Purìm». E il presidente della Comunità Victor Fadlun, descrive Ester come una «formidabile eroina ebrea» capace di parlarci ancora oggi.
Dagli Uffizi
Una bellissima tempera su tavola di Jacopo del Sellaio, «Il trionfo di Mardocheo» (1485)
Michelangelo Esposto un disegno a matita rossa su carta, preparazione di uno dei pennacchi della Sistina