Al Mattatoio in scena la protesta dei teatranti
Occupazione pacifica dei lavoratori dello spettacolo
A Roma la Giornata mondiale del Teatro, istituita il 27 marzo dall’International Theatre Institute insieme all’Unesco (nel 1962) per celebrare l’arte del palcoscenico, è diventata l’occasione per i lavoratori dello spettacolo di far sentire la propria voce e denunciare i problemi che «da anni affliggono il comparto».
Una protesta partita dai social e dall’associazionismo di settore, con lo slogan «Vogliamo tutt’altro», che ieri si è data appuntamento a Testaccio, negli spazi del Mattatoio dove un centinaio di manifestanti ha «occupato» — pacificamente — le vasche della Pelanda per dare vita a un’assemblea pubblica focalizzata sulle criticità del mondo del teatro, ma non solo.
A diffondere l’appello alla mobilitazione, tra gli altri, anche le pagine Instagram di Angelo Mai, Tsd-Teatro dei servi disobbedienti, Short Theatre, Assemblea Lavoratori
Spettacolo. E tra i presenti anche lo scrittore ed ex assessore alla Cultura del III Municipio, Christian Raimo.
«Il 27 marzo 2024 Giornata mondiale del Teatro dichiariamo lo stato di disastro culturale di questo Paese», hanno annunciato i lavoratori portando avanti le loro istanze e richieste: «Vogliamo che i fondi per il contemporaneo e la ricerca vengano aumentati e non tagliati come sta succedendo». «Vogliamo una cultura plurale che dia voce a tutti». «Vogliamo che il nostro lavoro, precario per definizione, venga considerato importante perché un Paese senza cultura è sull’orlo della catastrofe». E infine la presa di posizione contro Israele e la guerra in Medio Oriente: «Vogliamo il cessate il fuoco immediato a Gaza e vogliamo lo stop al genocidio».
Richieste in linea con lo slogan della manifestazione
Lo slogan «Vogliamo tutt’altro» era apparso nelle scorse settimane davanti al Teatro Argentina
— «Vogliamo tutt’altro», appunto — già apparso nelle scorse settimane davanti al Teatro Argentina durante le proteste contro il meccanismo delle nomine ai vertici del Teatro di Roma. In quell’occasione i manifestanti avevano dichiarato: «Quasi la metà dei dipendenti del Teatro di Roma sono precari, assunti con forme contrattuali inidonee. Mentre la politica sdoppia le poltrone ai vertici della Fondazione, il futuro e la realtà dei lavoratori e delle
lavoratrici del teatro non sembra una priorità delle istituzioni».
Ma oltre le rivendicazioni, l’assemblea (che nella serata si è spostata sul piazzale esterno del Mattatoio, tra striscioni e fumogeni colorati) ha tratteggiato una nuova proposta sul futuro del complesso di Testaccio. «Da anni aspettiamo un progetto culturale serio su questo spazio del contemporaneo — è stato detto — che ci piacerebbe potesse essere dedicato alla formazione, all’istruzione e alla ricerca nel campo della cultura. E ovviamente anche del teatro. Chiediamo che le istituzioni, a partire dal Comune di Roma Capitale, si impegnino a ripensare il peso e la funzione della Pelanda».
Toni urgenti, che lasciano prevedere nuove assemblee e manifestazioni: «Vogliamo tutt’altro e abbiamo tutta la voglia di ottenerlo!».