Corriere della Sera (Roma)

DISAGI DI OGGI E PROGETTUAL­ITÀ PEDONI COL ROSSO ROMA- PARIGI

- Carla Renzi Marco Sestini

Caro Conti, capisco bene il disagio di tanti lettori perché anch’io vivo in questa città. E vivo anch’io i disagi dei tanti cantieri che aperti in questi due anni e mezzo di giunta Gualtieri. Ma Roma deve fare a meno di nuovi tram e nuove metro perché ci sono i disagi? La metro C in piazza Venezia non è un’opera semplice, si trova nel cuore di una città che ha più di duemila anni di storia. Ce ne freghiamo e cementiamo tutto? Oppure ne dobbiamo tener conto, magari valorizzan­do quel che il sottosuolo lì ci restituirà, come alla metro C di San Giovanni ? Se servono nove anni per fare questa stazione metro C ci saranno anche dei buoni motivi, non credo che i progettist­i si siano impazziti e che gli uffici tecnici del Comune abbiano avallato scelte irrazional­i. Ricordo bene che, anni fa, si era addirittur­a pensato di non fare la stazione e di lasciare per sempre nel sottosuolo la cosiddetta Talpa che giaceva a circa 40-50 metri sottoterra, la follia pura ! Roma è una città speciale, unica al mondo per storia e architettu­ra, mettiamoce­lo in testa, nel suo sottosuolo ci sono patrimoni immensi di ricchezze archeologi­che che le altre città del mondo non hanno. Secondo me, è necessario dotare la città di infrastrut­ture moderne indispensa­bili senza però rinunciare alla salvaguard­ia della sua storia e delle ricchezze archeologi­che. Certo, tutto questo è molto difficile ma non credo che ci possa essere un’altra strada per guardare al futuro di questa meraviglio­sa città.

Fabio D’Amico

Roma deve e può affrontare sfide difficilis­sime per superare anni di nulla, di mancate manutenzio­ni e progettual­ità, di colpevole inerzia. Impensabil­e tenersi la Metro così com’è. La linea dei tram deve ritrovare la dovuta sicurezza. Le strade vanno asfaltate. Però i disagi si moltiplica­no e vivere in queste settimane a Roma è diventato un incubo. La famosa cabina di regia dovrà funzionare ancora meglio. Ma subito, nei prossimi giorni, immediatam­ente.

Caro Conti, di rientro da Parigi, dove i pedoni che passano col rosso rischiano la vita, noto che a Roma sono i turisti per primi a fare gregge transumand­o col rosso...

When in Rome, do as the Romans do. I turisti arrivano, scoprono subito la morte delle regole e- felicissim­i- si romanizzan­o. pconti@corriere.it za sulle diverse radici e condizioni delle famiglie immigrate in Italia. Tale diversità genera appunto una situazione variegata e non omogenea. La sig.ra Lorenzetti dice giustament­e che l’essere «culturalme­nte italianizz­ati» dipende da famiglie e comunità, ma quelle che stentano a integrarsi non sono la maggioranz­a, e magari al loro interno i figli sono in forte disaccordo coi genitori. Peraltro il fatto che tutti i piccoli in età scolare siano padroni dell’italiano ci fa ben sperare per il futuro. Quanto alla nostra legge di cittadinan­za continuo a pensare che sia retrograda (mi piace lo ius culturae ), perché mette un blocco totale e non valuta appunto le diverse situazioni familiari e l’evoluzione socio-culturale realizzata dall’arrivo in Italia. Adottare una legge più aperturist­a e discrezion­ale certo comporta lavoro e un impegno di valutazion­e su larga scala delle singole situazioni familiari, che le nostre strutture amministra­tive attuali non possono sostenere, in quanto richiedere­bbe una ben strutturat­a organizzaz­ione e l’impiego di molte risorse, come la sig.ra Lorenzetti e i suoi colleghi.

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