Maria Signorelli: la passione, l’arte e gli incanti dei burattini
In un libro, che sarà presentato oggi alla Vallicelliana, Giuseppina Volpicelli ripercorre la storia della madre
Piccoli personaggi, grandi incanti non è solo il titolo del libro che Giuseppina Volpicelli ha dedicato al teatro di figura e a sua madre, Maria Signorelli, che dell’arte dei burattini — realizzati con mano d’artista e sapere artigiano — è stata la più grande protagonista italiana. Ma coglie l’essenza stessa del mestiere, in via d’estinzione, dei creatore di «piccoli personaggi» capaci — appunto — di regalare «grandi incanti» a un pubblico senza limiti di sorta: adulti e piccini, menti colte e spiriti leggeri, superando spesso anche il vincolo della parola per agganciare il linguaggio universale delle emozioni.
Il volume, edito da Giunti con la prefazione di Carlo Verdone — che di Signorelli fu allievo e collaboratore —, sarà presentato alla Biblioteca Vallicelliana (alle 17 in piazza della Chiesa Nuova) dall’autrice insieme ad alcune delle 200 marionette costruite, collezionate e custodite dalla burattinaia, scenografa e costumista romana nel suo famoso «armadio», tra i più preziosi archivi al mondo. «Mia madre li realizzava con qualsiasi oggetto le capitasse sotto mano, sin da bambina — racconta Volpicelli —. Sculture morbide fatte di stoffe, colori, carta, nastri e curiosi objets trouvés: bottoni, stecchi di legno, schegge di specchi. Era una passione incontenibile, sbocciata in una famiglia di intellettuali e appassionati d’arte che ne nutrirono il talento».
La casa di Angelo Signorelli e Olga Resnevic, genitori di Maria (1908-1992), fu uno dei salotti culturali più attivi di Roma agli inizi del 900. Tra gli habitué Depero, Ungaretti, Ejzenštejn, Marinetti, Pirandello, Balla, De Pisis. «Abitavano in un palazzetto a via XX Settembre, dove la tavola restava sempre apparecchiata per accogliere chiunque fosse potuto arrivare», ricorda l’autrice. Che nel libro mescola i ricordi personali e i diari della madre ripercorrendone la fortuna dalle prima mostre di pupazzi (alla Casa d’Arte Bragaglia, 1929, e alla Galleria Zak di Parigi con De Chirico, 1930), poi gli studi a Berlino, la fondazione dell’Opera dei Burattini (1947) la carriera da oltre 150 spettacoli e i lavori con Lina Wertmüller, Silvano Agosti, Gianni Rodari, Ennio Morricone e Verdone: «Era pacata e intelligente — scrive l’attore e regista —. Con lei feci il primo passo nella recitazione. Quell’esperienza mi servì tanto».