Ouka Leele, la fotografa della movida anni Ottanta
Nelle sale del Museo in Trastevere l’antologica dedicata all’artista spagnola scomparsa nel 2022
Nel marzo del 1980 per le strade del centro di Madrid comparvero dei piccoli adesivi gialli con su scritto «Finalmente a Madrid le fotografie di Ouka Leele, dal 6 al 29 marzo presso la Galería Redor».
In realtà era la prima volta che Bárbara Allende (che poi sceglierà il nome d’arte Ouka Leele), esponeva nella capitale spagnola. Completamente sconosciuta in città, prima di allora aveva fatto solo una mostra a Barcellona. Si presentò come l’artista più attesa del momento, e in qualche modo di lì a poco lo diventò. Nel 1987 il Museo d’Arte Contemporanea organizzò la sua prima retrospettiva. Oggi la sua Menina
Liberada è l’unica opera di una fotografa donna esposta in modo permanente al Prado. E a Ouka Leele (1957-2022) è dedicata la mostra inaugurata ieri nelle sale del Museo di Roma in Trastevere: una panoramica sulla carriera di un’artista tanto prolifica quanto inclassificabile, fotografa ma anche pittrice, raccontata con circa cento opere integrate da materiale documentario, prove di stampa, cataloghi, manifesti e materiale di merchandising prodotto con le sue immagini.
Titolo della mostra: «Una movida Bárbara», seconda esposizione di un ciclo organizzato con l’Ufficio Culturale dell’Ambasciata di Spagna a Roma e dedicato al movimento culturale degli anni Ottanta. Il percorso — a cura di curata da María Rosenfeldt, figlia di Ouka Leele, e Silvia Oviaño — evoca il cammino dell’artista lungo tutta la sua carriera, partendo dalle foto con cui allestì la sua prima mostra a Madrid, Peluquería, fino all’ultima serie realizzata nelle Asturie nel 2014, A donde la luz me lleve.
Fin dagli inizi il suo lavoro suscitò interesse in un pubblico, quello spagnolo, desideroso di tutto ciò che rappresentasse una rottura con i codici artistici di un paese che usciva da quattro decenni di dittatura franchista. Nel corso della sua carriera Ouka Leele ha poi mantenuto la stessa capacità di provocare con cui aveva inaugurato quella prima personale a Madrid (indossando un maialino in testa). Da sempre nota come «la fotografa della Movida», seppe creare uno suo stile: da quella che è stata definita «mistica domestica» (con oggetti di uso quotidiano come un ferro da stiro o un rasoio nel centro dell’opera) ai dipinti floreali, ai ritratti fotografici, ai murales (fino al 7 luglio, dal martedì alla domenica 10-20, museodiromaintrastevere.it).