Matteo Paolillo presenta il romanzo «2045» con la battaglia tra la vita reale e quella virtuale
Ci sono le fan che hanno viaggiato tutta la notte in bus per arrivare in anticipo alla Galleria Nazionale, e conquistare così un posto in prima fila. C’è la mamma che è partita da Firenze di buonora per accompagnare la figlia adolescente a Roma. Per tutte, la destinazione finale è il museo di viale delle Belle Arti dove ieri pomeriggio era atteso l’autore del romanzo «2045» (Solferino), una riflessione profonda sul nostro mondo e sui sentimenti. Matteo Paolillo appare nella Sala delle Colonne, parterre per gli incontri letterari curati da Maddalena Santeroni, e la sala lo accoglie con un silenzio quasi irreale, quasi trattenendo il fiato per l’emozione. Mentre i cellulari riprendono ogni movimento dell’attore (e musicista, ora anche scrittore) che interpreta il ruolo di Edoardo Conte nella serie di culto «Mare fuori» (prodotta da RaiPlay). La conversazione con Carola Carulli, giornalista del Tg2, lascia spesso spazio alle domande della platea, sotto lo sguardo vigile del bodyguard. C’è curiosità per la trama che affronta un tema cruciale: la battaglia dei giovani ribelli (in testa i protagonisti Babylon, l’Amazzone e Zyon) per restare umani, contro la tecnologia che ha reso le nostre vite più facili ma anche «inesorabilmente digitali». Paolillo ha le idee chiare: «Quando guardiamo il mondo attraverso lo schermo perdiamo la nostra percezione sensoriale. Non riusciamo a vivere nella realtà presente, perché siamo sempre proiettati nel virtuale. I social accendono i desideri, ma dobbiamo goderci la nostra felicità». Per il rito del firmacopie, attesissimo, si crea una fila lunghissima che procede con grande ordine, tra selfie e autografi chiesti dai fan anche sulla maglietta.