Quanti “Pinocchios” ai nostri politici
Il Washington Post smaschera i leader bollando con 4 “nasi lunghi” quelli più menzogneri. Da noi? Non funzionerebbe, siamo smemorati
Gentile Severgnini, quando un politico cita un fatto, come si fa a sapere se è vero? Il Washington Post, per controllare, s’è inventato una rubrica. Indaga sulla veridicità di un’affermazione e le assegna un numero di “Pinocchios”, da uno a quattro (4 “Pinocchios” per i più bugiardi). Non sarebbe bello introdurre un sistema simile in Italia? Mario Spagnuolo Mario_spagnuolo@AOL.com
Ottima idea. Sappia però, caro Spagnuolo, che i media italiani diventeranno una foresta di nasi. Le bugie, l’imprecisione, la sciatteria e le amnesie della nostra politica sono, infatti, evidenti. Uno dei motivi per cui non amo partecipare ai talk- show è questo: mi trovo di fianco politici che sparano numeri a raffica. Di solito, urlando come pescivendoli ( le donne più degli uomini, non mi chieda perché). Talvolta sono certo che un dato è sbagliato; spesso sospetto che lo sia, ma non ho modo di controllare in diretta. Perché questo accade? Perché i politici italiani sono tanto sfacciati? Perché sanno due cose. I telespettatori/ elettori ragionano da tifosi, non da cittadini: alla verità scomoda, preferiscono la bugia utile alla loro parte politica. E non hanno memoria. Un leader potrebbe dire una cosa oggi, l’opposto domani e negare tutto dopodomani. Anzi, perché sto usando il condizionale? L’ha fatto, e continua a farlo.
Le case senza libri, ritratto del Paese
Caro Bsev, pensa sia possibile risollevare le sorti di un Paese come il nostro dove 2.492.000 famiglie non possiedono un libro, neppure di preghiere o di cucina? In sostanza, quasi il 10% delle case italiane è sprovvisto di un qualsivoglia volume cartaceo. Può così risorgere un popolo sul piano culturale, morale e anche economico?
Gabriele Salini gabriele.salini@gmail.com
Posso dirle questo: quando sono ospite, butto un’occhiata ai libri e capisco molte cose sui padroni di casa. Ecco i più preoccupanti. 1) quelli che mettono i libri in ordine di altezza 2) quelli che li dispongono tutti in ordine alfabetico 3) quelli che li dividono per colore 4) quelli che mettono in evidenza i classici della letteratura ( intonsi, non li hanno mai aperti) 5) Quelli che sfoggiano tutte le novità, ma hanno letto solo i risvolti di copertina ( se va bene).
Turismo umiliato anche dai voli aerei
Caro Beppe, l’Italia è un paese meraviglioso. L’ho sempre pensato, e come me lo pensano molti stranieri. Vivo con la famiglia da tre anni in Germania. Per le vacanze cerchiamo sempre di tornare in Italia, perché il nostro Paese offre un clima e posti unici. Le nostre mete sono la Sardegna (Cagliari), la Sicilia (Palermo o Catania), la Puglia (Bari). Peccato che da Francoforte (uno dei primi aeroporti d’Europa, se non il primo!) i collegamenti siano pochi e spesso scomodi, soprattutto se si viaggia con due bambini. Orari improbabili o scali interminabili. E anche i low cost non offrono soluzioni valide. Non è un caso che moltissimi tedeschi alla fine scelgano la Spagna e le sue isole. Tanti collegamenti, molte opzioni. Il turismo è o dovrebbe essere una delle nostre ricchezze. Che si fa, si va avanti così?
Guido Rimini guidorimini@alice.it Ne ho scritto sul New York Times l’anno scorso e il dato ha sorpreso anche me: solo il 13% dei turisti stranieri scende sotto Roma. Le cause? Scadente promozione internazionale; costi spesso eccessivi; servizi turistici inadeguati; collegamenti ferroviari insufficienti; strade lente e spesso congestionate ( se l’Isis invadesse l’Italia, ha scritto qualcuno, si bloccherebbe sulla Reggio Calabria- Salerno). Per rispondere alla sua domanda, Guido: no, non possiamo andare avanti così. Ma ci andiamo lo stesso.
La brutta gara a chi è più furbo
Caro Beppe, l’ultima in ordine cronologico: i piloti (ma anche gli assistenti di volo) in cassa integrazione in Italia che si facevano pagare da compagnie aeree estere. Ogni giorno ce n’è una! Quello che timbra il cartellino e poi va a fare la spesa (non conosce la fortuna di avere un lavoro), il falso invalido, i conti all’estero... chi più ne ha più ne metta. Non c’è verso, l’Italia è un Paese di truffatori: chi può frega! Senza distinzioni di posizione sociale. E’ d’accordo?
Elena Rocca elena.rocca3@gmail.com
Mettiamola così: nelle Olimpiadi dell’Onestà non arriveremmo in zona medaglie.