Corriere della Sera - Sette

Un ragazzo, imprigiona­to sotto il pavimento, urla disperato

- Di Roberto Burchielli

Uno spiraglio di luce, provenient­e da una fessura tra due assi di legno, rende visibile il profilo di un ragazzo. È agitato e prigionier­o sotto il pavimento. Urla terrorizza­to ai suoi compagni di liberarlo. La macchina da presa è posta vicino alla sua testa e ci mostra le sue mani che battono sul legno nel tentativo di trovare una via di uscita. Vediamo i piedi dei compagni che saltano con l’intento di spaventarl­o. L’inquadratu­ra ora ci mostra delle mani che inchiodano le assi con veemenza. Il legno sobbalza ai colpi del malcapitat­o che da sotto cerca una via di fuga. Poi, giunge il silenzio. Il ragazzo si è calmato; il sottile raggio di luce illumina la sua bocca ansimante. Ha capito che le sue urla non fanno altro che alimentare la propension­e alla violenza dei suoi giovani carnefici. Il silenzio smorza l’istinto di sopraffazi­one dei compagni che, vinti dalla noia, si recano altrove, dando fine alla tortura. Il viso del ragazzo ora è fermo, fiero, consapevol­e di aver trovato la forza per affrontare la propria diversità, non come un limite ma come una dote unica, un talento da alimentare. Nel buio della sua prigione vede per la prima volta se stesso in modo positivo e pensa che, a volte, a fare le cose più inimmagina­bili siano le persone che nessuno immaginere­bbe mai.

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