Ludovico Ariosto, dalla parte delle donne
Nel IV canto dell’Orlando furioso, Rinaldo contesta l’ingiusta legge di Scozia che condanna a morte la donna adultera mentre considera l’uomo libertino non solo innocentema anche degno di lode: « Perché si de’ punir donna o biasmare,/ che con uno o più d’uno abbia commesso/ quel che l’uom fa con quante n’ha appetito/ e lodato ne va, non che impunito? » . Un pregiudizio maschilista che persiste ancora nella nostra società, dove il dongiovanni gode di un certo prestigio. Ma l’Ariosto – sebbene riprenda in altre ottave del poema alcuni classici luoghi comuni della letteratura misogina – non perde occasione per dare una bella lezione anche ai maschi violenti: chi aggredisce le donne, infatti, è più bestiale di una bestia, perché almeno gli animali rispettano le femmine ( « Tutti gli altri animai che sono in terra,/ o che vivon quïeti e stanno in pace,/ o se vengono a rissa e si fan guerra,/ alla femina il maschio non la face » V, 1). In natura, infatti, « l’orsa con l’orso al bosco sicura erra,/ la leonessa appresso il leon giace,/ col lupo vive la lupa sicura,/ né la iuvenca ha del torel paura » . Ferire o maltrattare una donna significa comportarsi « contro natura » , trasgredire le leggi divine ( « Parmi non sol gran mal, ma che l’uom faccia/ contra natura e sia di Dio ribello,/ che s’induce a percuotere la faccia/ di bella donna, o romperle un capello » ) . E chi le uccide non ha niente di umano ma è un essere infernale ( « ma chi le dà veneno, o chi le caccia/ l’alma del corpo con laccio o coltello,/ ch’uomo sia quel non crederò in eterno,/ ma in vista umana un spirto de l’inferno » ) . Eppure di « spirti de l’inferno » , purtroppo, il mondo è pieno, come testimoniano omicidi e violenze di cui le donne quotidianamente sono vittime.
« S’un medesimo ardor, s’un disir pare inchina e sforza l’uno e l’altro sesso a quel suave fin d’amor, che pare all’ignorante vulgo un grave eccesso; perché si de’ punir donna o biasmare, che con uno o più d’uno abbia commesso quel che l’uom fa con quante n’ha appetito e lodato ne va, non che impunito? »