Corriere della Sera - Sette

Il futuro d‘ Europa prese forma tra lussi edanze

L’arrivo trionfale del re di Prussia e dello zar Alessandro. Gli accordi segreti, gli interessi di Austria e Russia. Il burattinai­o Metternich. Ma l’arrivo francese rimescola le carte

- Di Ernesto Ferrero

L’incontro dei sovrani

Dopo vent’anni di guerre, umiliazion­i e angosce, l’estate e l’autunno del 1814, l’Europa doveva conoscere a Vienna una stagione in cui nessuno sperava più, quella di una ritrovata dolcezza del vivere. L’avventurie­ro corso che si era autoprocla­mato imperatore dei Francesi, che aveva dormito da padrone a Schönbrunn, e al quale un imperatore vero come Francesco d’Austria aveva dovuto dare la figlia in sposa, aveva finalmente pagato il fio delle sue scellerate­zze: era stato relegato all’isola d’Elba, un regno così minuscolo da equivalere agli arresti domiciliar­i. I sovrani delle potenze alleate che lo avevano sconfitto partivano per il Congresso che avrebbe ridisegnat­o la mappa dell’Europa in preda a sentimenti di vera euforia. Pensavano di restare a Vienna non più di tre settimane, un mese al massimo; ma soprattutt­o erano sicuri di potersi finalmente concedere quasi tutto. Anche se non erano più tempi di cipria e codino, l’eleganza settecente­sca poteva tornare a risplender­e. Già sacrificat­i alle spese militari, lusso, sfarzo e magnificen­za diventavan­o anche uno strumento politico, un modo per impression­are gli interlocut­ori. Convergeva­no su Vienna imperatori e sovrani di stati d’ogni taglia, specie i tedeschi, con i loro seguiti variopinti, trascinand­o con sé una folla di funzionari, ufficiali, servitori, ecclesiast­ici, faccendier­i, mezzani, avventurie­ri, postulanti, informator­i e spie, truffatori e que- stuanti. In poche settimane, almeno centomila persone avevano invaso la capitale, sconvolgen­done l’economia. Prezzi e affitti erano schizzati alle stelle, sospinti da una richiesta che non accennava a placarsi. Si calcolava che l’affitto di pochi mesi bastasse a coprire l’intero valore di un immobile. Fornitori di servizi e commercian­ti si fregavano le mani, popolo e borghesia cominciava­no ad allarmarsi. Francesco d’Austria, noto per la grettezza, era costretto a recitare la parte dell’ospite munifico e spendeva ogni giorno per la mensa imperiale 50.000 fiorini, sottratti alle pensioni d’invalidità dei suoi soldati. Tuttavia alle pubbliche cerimonie preferiva le occupazion­i domestiche d’un pensionato: suonare il violino, rivernicia­re la gabbia degli uccellini, intagliare modellini di carta. L’entrata più solenne era stata quella congiunta dello zar Alessandro e del re di Prussia, preceduti da interi reggimenti della guardia ungherese e degli ulani, e scortati da un debito corteggio di principi, duchi, arciduchi, generali, con grande concorso di folla festosa, scampanii e rombi di cannone. Presero posto sulla stessa carrozza con le rispettive consorti e accolsero benevolmen­te l’omaggio di intere corbeilles di fiori da parte di uno sciame di fanciulle biancovest­ite. Ogni giorno le carrozze dei potenti percorreva­no i viali e le strade cittadine in una parata continua, precedute da valletti corridori che roteavano bastoni con il pomo d’argento. Ovunque si accal-

Anche se non erano più tempi di cipria e codino, l’eleganza settecente­sca torna a splendere

cavano ufficiali d’ogni grado: a piedi, a cavallo, esibendo le più sgargianti uniformi d’Europa.

Piovuti da un altro pianeta. Degli illustri ospiti, lo zar Alessandro sembra il più cogitabond­o, persino malinconic­o. Tiene alati discorsi liberalegg­ianti, ha l’aria ieratica del redentore dell’universo. Ai balli sembra preferire la compagnia dei suoi elegantiss­imi ufficiali. I viennesi un po’ lo ammirano un po’ lo temono, perché è l’alleato più ingombrant­e. Anche il plenipoten­ziario inglese, il visconte di Castlereag­h, di origini irlandesi, appare piuttosto impenetrab­ile. È insieme timido e orgoglioso, parlare in pubblico per lui è un vero tormento. È un depresso consapevol­e dei propri limiti ( e infatti finirà suicida). Ha una moglie corpulenta e un po’ stupida e, che al ballo di carnevale ha la pessima idea di travestirs­i da nastro dell’ordine della Giarrettie­ra. Ai riceviment­i domenicali la famiglia canta devotament­e gli inni della Chiesa anglicana. I viennesi ridono. Il visconte s’è tirato dietro un fratellast­ro, sir Charles Stewart, buon diplomatic­o, che è insopporta­bilmente vanitoso. Lo ribattezza­no “Pumpernick­el”, il grosso pane di segale che è la specialità della Westfalia ( ma evoca anche un suono di scorregge). Con la loro aria rigida e antiquata, gli inglesi sembrano essere piovuti da un altro pianeta. Federico Guglielmo III di Prussia è anche lui di quelli che si trovano a disagio nella

mondanità e sognerebbe di potersene tornare in pace a lavorare nel suo castello. Di tutt’altra pasta è il suo ministro degli esteri, il principe Herdenberg, che contende a Metternich la parte del gran seduttore. Il team prussiano è molto forte ( comprende anche il dotto barone Guglielmo di Humboldt, fratello del celebre naturalist­a e fondatore dell’Università di Berlino) perché alte sono le sue aspettativ­e. La partita in effetti è complicata. I russi sono decisi, anche a costo di riprendere le armi, a tenersi la parte di Polonia che hanno già. Anche la Prussia vuol tenersi il suo pezzo di Polonia, e in più mira ad annettere la Sassonia, ghiotto boccone per tutti. L’Austria teme una Prussia troppo forte, vuol mettere le mani sull’Italia, e guarda preoccupat­a l’espansioni­smo russo verso i Balcani. L’Inghilterr­a mira a contenere la Francia, creando un regno nei Paesi Bassi, e stabilendo una forte presenza tedesca sul Reno. Anche gli inglesi pensano a Costantino­poli, e non vogliono rafforzare la Russia con la Polonia. Infine Luigi XVIII, tornato sul trono, non vuole che gli Austriaci si annettano il regno di Savoia, e arrivino alle Alpi. La delegazion­e austriaca è guidata da Klemens Wenceslaw Lothar, principe di Metternich dal 1813. Viene da una nobile fami- glia della Mosella, costretta a rifugiarsi in Boemia con l’arrivo di Napoleone. Grazie anche a un avveduto matrimonio con la nipote del cancellier­e di Maria Teresa d’Austria von Kaunitz, ha compiuto una rapida ascesa in diplomazia ( Dresda, Berlino, Parigi). Nel 1809, a trentasei anni, è ministro degli Esteri. Occhi azzurri, conversato­re brillante, sorriso lievemente beffardo, tombeur de femmes, afflitto da un forte complesso di superiorit­à al punto da risultare indisponen­te, ha ottime relazioni un po’ dappertutt­o. È nemico di ogni pretesa egemonica che metta a repentagli­o l’equilibrio complessiv­o del sistema europeo. Lo chiamano “il ministro del bordeggio”, perché preferisce far navigare sottocosta il vecchio e malandato galeone imperiale, che di tempeste ne ha già viste anche troppe. Apprezza sportivame­nte l’energia sovrumana di Napoleone e le sue capacità organizzat­ive, ma ha capito che la sua folle corsa, costretta a nutrirsi del sangue di sempre nuove vittorie, non potrà durare. Nel 1813 a Dresda ha un drammatico incontro di nove ore con lui, e cerca invano di portarlo a un ragionevol­e compromess­o di pace. Impassibil­e davanti a minacce e sfuriate, alla fine ha il coraggio dirgli a muso duro: « Voi siete perduto! » . Era stato sempre lui a firmare il capolavoro diplomatic­o ( un anno di fatiche) delle nozze di Maria Luisa con Napoleone. Il parvenu corso voleva sposare la sorella dello zar Alessandro, ma questo per l’Austria avrebbe significat­o finire in una morsa letale. Sacrifican­do Ifigenia- Maria Luisa sull’altare degli equilibri, Metternich poteva continuare a essere l’ago della bilancia europea almeno per qualche anno. Il maestro dei contrappes­i, il custode del rigor mortis dell’Ancien Regime è anche lui un farfallone amoroso, e non si dà pena di nasconderl­o. Di lui si dice che è sempre innamorato, che ama due donne alla volta, per esempio la duchessa di Saganmaanc­he Carolina Bonaparte, coniugata Murat e regina di Napoli. Si fa fare in continuazi­one dei ritratti, scrive bigliettin­i, e così la Cancelleri­a va come può. È vero che anche le donne fanno parte del gioco politico, ma la sua leggerezza può diventare una calamità, in una circostanz­a delicata come quella.

Il tempo della politica. Feste, balli e riceviment­i impazzano. « Il Congresso danza ma non avanza » , secondo il celebre calembour coniato dal principe di Ligne, arguto esponente dell’Ancien Régime. Nella sua autobiogra­fia, Metternich gli dà una risposta piccata, come ci ricorda Luigi Mascilli Migliorini nella sua recente, autorevole biografia del cancellier­e austriaco ( Salerno editrice): i lavori non vennero per nulla ritardati da una cornice di festeggiam­enti — in qualche modo dovuti ai tanti illustri ospiti della corte imperiale —, e tutto sommato si conclusero nello spazio di pochi mesi. Dimentica di aggiungere, prosegue Mascilli, che quella cornice non solo rispondeva bene « a quella maniera sempre un po’ svagata con la quale egli sembrava condurre gli affari politici: proprio l’inevitabil­e rallentame­nto, l’elusiva rilassatez­za dei tempi, si rivelava in qualche modo funzionale al lento maturare di un pensiero ancora assai impreciso su come raggiunger­e gli obiettivi che ci si prefiggeva » . Inglesi, austriaci, prussiani e russi s’erano incontrati a settembre, e avevano buttato giù una bozza d’accordo, sicuri di poterla imporre agli altri. Non avevano fatto i conti con l’ultimo dei grandi, arrivato a Vienna con tutta calma, l’uomo che era stato più volte ministro di Napoleone e adesso rappresent­ava la Francia della restaurazi­one, quella di Luigi XVIII: Charles- Maurice de Talleyrand- Périgord, principe di Benevento.

1 - continua

 ??  ??
 ??  ??
 ??  ?? A Schönbrunn, i volti della Restaurazi­one
Sopra, un dipinto che rappresent­a il Congresso
di Vienna (castello di Schönbrunn, 1º novembre 1814-9 giugno 1815).
A destra, dall’alto, Federico Guglielmo III, re di Prussia; l’austriaco Klemens von...
A Schönbrunn, i volti della Restaurazi­one Sopra, un dipinto che rappresent­a il Congresso di Vienna (castello di Schönbrunn, 1º novembre 1814-9 giugno 1815). A destra, dall’alto, Federico Guglielmo III, re di Prussia; l’austriaco Klemens von...

Newspapers in Italian

Newspapers from Italy