Quegli oggetti che ci soffocano sino a morire
Il “disturbo da accumulo compulsivo” può devastare le nostre vite. I primi sintomi compaiono nell’adolescenza
COME IMPARARE A VIVERE MEGLIO SENZA L’OSSESSIONE DELLA “ROBA”
« Quando nel 1946 fu scoperto dalla polizia di Harlem uno dei più famosi casi di disturbo da accumulo della storia, quello dei fratelli Collyer, a New York ci fu un vero e proprio pellegrinaggio della popolazione locale, attirata dall’idea che si potesse morire “di troppe cose” ( Homer morì schiacciato da un crollo di oggetti ammucchiati e Langley, paralizzato, morì di fame). Dopo che la polizia, in seguito a una telefonata anonima che avvertiva della morte dei fratelli, riuscì a entrare in casa, ci vollero infatti mesi per svuotarla; conteneva di tutto e in grande quantità, da spazzatura a gioielli, denaro contante e persino 14 pianoforti e un’automobile » . Agli estremi, il disturbo da “hoarding”, o accumulo compulsivo, può provocare tragedie di questa portata. Lo raccontano ne Il disturbo da accumulo ( Cortina editore, pp. 250, 22 euro) due psicologi italiani, Claudia Perdighe e Francesco Mancini, in uno dei primi libri dedicati all’“hoarding”, che da poco è stata definita come vera e propria patologia. Tema ripreso anche da un recente libro inglese — Stuffocation, living more with less — che analizza la quantità di oggetti che accumuliamo, e che sono sempre di più. Ma che cosa è esattamente il disturbo da accumulo compulsivo — che ha peraltro ispirato film come I love shopping, serie tv come Sepolti in casa su Real time e romanzi di ogni genere— e come si tratta? Ecco alcune linee guida tratte dal sito dell’International Ocd Foundation ( dove Ocd sta per Obsessive compulsive disorders, disordini ossessivo- compulsivi).
I tre segnali di base. La persona raccoglie e conserva un sacco di oggetti, anche cose inutili o di poco valore. Questi oggetti ingombrano gli spazi vitali e causano disagi e problemi nelle attività quotidiane.
Non è collezionismo. Le persone che soffrono di “hoarding” raramente mostrano i loro oggetti, che di solito sono tenuti in disordine, qua e là per la casa. Viceversa, i collezionisti mostrano con orgoglio i loro beni e li espongono o raccolgono in modo estremamente organizzato.
I campanelli d’allarme. Chi soffre di accumulo compulsivo ha difficoltà a sbarazzarsi degli oggetti, è molto disordinato in tutti gli ambienti ( dalla casa all’auto), perde cose di valore come il denaro, si sente sopraffatto dal volume degli oggetti posseduti ma non è in grado di interrompere la raccolta, a volte accumula anche volantini pubblicitari o bustine di zucchero prese nei ristoranti, acquista cose inutili solo perché, dice, “sono un affare” o “per scorta”, non invita familiari o amici in casa perché prova vergogna o imbarazzo.
I più a rischio. Comportamenti distorti possono verificarsi già nell’adolescenza, anche se l’età media delle persone in cura è intorno ai 50 anni. Sono persone che tendono a vivere sole.
Un passato da poveri? Le persone che accumulano amano definirsi “parsimoniose”. Qualcuno sostiene di aver superato un periodo di povertà o difficoltà durante la sua vita. Ma varie ricerche mediche hanno smentito che ci sia un collegamento tra povertà e disturbo da accumulo compulsivo.
Piuttosto, alla base di un eventuale peggioramento, può esserci un evento traumatico, come la morte di un familiare o un altro tipo di grave perdita.
Il trattamento. Le medicine possono alleviare i sintomi o trattare disturbi che aggravano l’“hoarding”, come la depressione o l’ansia. Per lo più chi soffre del disturbo da accumulo viene curato attraverso terapie psico- comportamentali. Spesso sono di grande aiuto parenti e amici. A questo proposito è utile sapere che fino a quando la persona non è davveromotivata a cambiare non accetterà aiuti esterni. E la motivazione non può essere forzata. Anche i tentativi di “pulire” la casa possono essere controproducenti e comunque non risolvono il problema. Anzi, possono aumentare l’angoscia della persona malata e addirittura accrescere il suo attaccamento agli oggetti che raccoglie.
Come aiutare. Innanzitutto con il rispetto, riconoscendo che la persona ha il diritto di affrontare il problema con i suoi tempi e cercando di capire l’importanza che hanno per lei quegli oggetti. Poi con l’incoraggiamento e la collaborazione: cercate di scoprire come motivare la persona disturbata a scartare o organizzare meglio gli oggetti in suo possesso. E prima di buttare via qualcosa, chiedete sempre il permesso.