Il cervello conta quanto i muscoli: ci si allena anche solo con la mente
enza cervello, i muscoli servono a poco. Questo lo sanno tutti. E chi lavora con gli atleti di qualsiasi disciplina ne ha quotidiane conferme. Ma mai avremmo pensato che il cervello potesse influenzare anche la forza, e non soltanto il modo in cui usiamo i bicipiti o gli addominali. Un piccolo ma interessante studio pubblicato sul Journal of Neurophysiology racconta questo esperimento: i ricercatori dell’Istituto di studi muscoloscheletrici e neurologici dell’università dell’Ohio, negli Stati Uniti, hanno ingessato per 4 settimane l’avambraccio, dalle dita al gomito, di un gruppo di volontari. Metà di loro ogni giorno eseguiva un “esercizio”, ma solo mentalmente: doveva immaginare di flettere con decisione il polso, poi di rilassarlo, a intervalli di 5 secondi, ripetendo l’esercizio diverse volte al giorno, 5 giorni alla settimana. Tolto il gesso, è stata misurata la forza dei flessori del polso con l’elettromiografia. Tutti si erano indeboliti, ovviamente, ma per chi aveva fatto gli “esercizi mentali” la perdita della forza era del 25% rispetto ai valori pre- esperimento; per gli altri, del 45%.
SIl potere dell’immaginazione. « I muscoli sono marionette azionate dal cervello » , commenta il professor Brian Clark, che ha guidato la ricerca. « Nei periodi di inattività, per quanto brevi, succede l’esatto opposto di quanto si verifica quando apprendiamo uno sport e giorno dopo giorno impariamo i movimenti giusti: nell’immobilità, i movimenti si dimenticano giorno dopo giorno. Anche quelli che ci sembrano più ovvi e banali. Immaginarli serve a mantenere le connessioni cerebrali » . I risultati hanno incuriosito molti specialisti. L’allenamento virtuale verrà utilizzato sempre di più da chi si occupa di riabilitazione neurologica, per esempio di pazienti colpiti da ictus, per evitare il più possibile l’indebolimento muscolare nei lunghi periodi di inattività e di lenta ripresa. Ma le applicazioni più sorprendenti potrebbero arrivare nel campo dell’invecchiamento, man mano che si approfondirà la relazione tra la corteccia cerebrale ( che coordina e controlla il movimento) e la forza muscolare.
Invecchiamento precoce. Il professor Clark e il suo gruppo hanno già dato il via a un progetto che durerà 4 anni, finanziato dall’Istituto nazionale americano di studi sull’invecchiamento. L’indebolimento legato agli anni che passano potrebbe essere in parte autoindotto, in una spirale che peggiora la situazione più di quanto sia giustificato dall’età anagrafica. In pratica, il disuso porta all’indebolimento, che porta a un crescente disuso, che porta a un’eccessiva perdita di forza. Dalla ricerca avremo di sicuro risultati incoraggianti. Ma che non giustificheranno mai la sedentarietà: non basta immaginare di pedalare, distesi sul divano, per vivere a lungo e in buona salute.