Corriere della Sera - Sette

Voglio una vita spericolat­a tra ciucci e altalene

Pillole e dolori lasciano spazio a merendine, pupazzetti in plastica, piccole complicità. Nei nipoti i nonni trovano l’elisir di lunga vecchiaia

- Di Diego Gabutti

Giornalist­a di prima linea, inviato sugl’innumerevo­li campi di battaglia del secolo breve, storico e testimone di grandi eventi, Gino Nebiolo ha scritto un reportage, non meno mirabolant­e e impegnativ­o, dal fronte della vita quotidiana e della terza età, la più spericolat­a di tutte. Secondo Peter Pan, che ne parla incrociand­o la lama con Capitan Uncino, la morte potrebbe essere una grande avventura. Grande, d’accordo, però ultima e definitiva. Avete contato bene le dita? Confession­i semiserie di un nonno alle prime armi, il nuovo libro di Gino Nebiolo, è il diario di bordo della penultima avventura, a sua volta “grande” ma non definitiva: farsi mettere i piedi in testa da uno o più nipoti ( e divertirsi, oltretutto, mentre succede). Può capitare di peggio, d’altra parte, a chi diventa vecchio, come prima o poi impariamo tutti: i campi di bocce, le pillole per dormire, il mal di schiena, le facce annoiate di chi finge d’ascoltarti mentre stai ricordando chissà che affare del passato ( e, peggio di tutto, le sale da ballo per anziani). Nebiolo, classe 1924, ha l’esperienza e l’ironico distacco d’un nonno veterano. Conosce anche lui il segreto che viene svelato soltanto a chi ha seminato un paio di generazion­i dietro di sé. Quale segreto? Beh, che un nipotino al quale badare, da accompagna­re ai giar- dinetti e da mettere a nanna con una storia di nani e di tesori, un nipotino col quale guardare i cartoni in tivù e colleziona­re pupazzetti di plastica da edicola, è un Gerovital infallibil­e. Non esiste altro elisir di lunga vita. Nebiolo svela questo segreto anche a chi tra i suoi lettori non ha ancora l’età per apprezzarl­o come merita ( in questo caso leggano il libro, lo mettano da parte, e a tempo debito lo leggano di nuovo). Avete contato bene le dita? è una confidenza in bella lingua, asciutta e divertita. Cronista di rango, storico senza melensaggi­ni, Nebiolo cambia pelle, ruolo e voce narrante per raccontare la storia della sua coppia di nonni con un occhio a Jerome K. Jerome e l’altro a Giovannino Guareschi. Andrea e Cecilia sono due “nonni in barca”, per dire così; e l’intero libro ha il ritmo e la statura d’un corrierino delle famiglie guareschia­no, con un tocco qua e là di Bouvard e Pécuchet. C’è la nonna un po’ invasata, i figli condiscend­enti, il nonno

sopra le parti, un bambino angelicato.

La barretta che crea un legame. Tutto ruota intorno al mocciosett­o, che è prima di tutto un fenomeno della natura, da osservare con stupore: i primi passi, l’ora del sonnellino, il primo dentino e la prima risata, il giocattolo e la merendina preferiti, la prima parola ( « nonno » , qualunque cosa se ne dica in famiglia). Tutto quel che fa il bambino ( Carlos, un nome

Il manuale semiserio di Gino Nebiolo

verdiano, dalla sua opera più monumental­e) è interessan­te: la pappa, la pupù, la nanna. Nemmeno i figli, che « so’ figli » , avevano goduto, ai tempi, d’una tale attenzione. Giovani e frenetici, concentrat­i per forza di cose sui mutui,i sullell relal zioni sociali, sulle carriere, un padre e una madre, per quanto affettuosi e pieni di premure, non hanno tutto questo tempo per i figli; e bisogna capirli. Altra faccenda i nonni, due generazion­i a monte. A differenza dei genitori, che devono lavorare e farsi largo nella vita, i genitori dei genitori, compresi quelli che ancora lavorano e che continuano a farsi largo nella vita perché l’età pensionabi­le cresce, hanno invece tutto il tempo necessario ( e se non ce l’hanno, lo trovano, nessun disturbo, no problem, anche con un preavviso minimo). Sono mestieri molto diversi, oltretutto: mamma e papà hanno la responsabi­lità d’educare i bambini, mentre una coppia di nonni ha invece il compito di spupazzarl­i. Inoltre, mentre una madre o un padre, più spesso di quanto faccia loro piacere, devono punire i bambini, per esempio negando loro l’uso dell’iPad o l’accesso alla tivù, i nonni non soltanto non puniscono mai ( dicesi mai) i nipoti ma non hanno neppure bisogno di farlo. Non sono giudici né poliziotti ma complici dei nipoti. Puro concorso esterno: li spalleggia­no in tutte le loro imprese, comprese le più sinistre, dai capricci per non lavarsi i capelli quando sono sotto la doccia alla protesta contro il condimento della pasta dal sapore troppo prepotente o contro la minestra di ver-

de du ure dai colori sospetti. In un mondo ordinato o, dove la legge è eguale per tutti, dovrebbe es ssere negata anche ai nonni, e non soltanto ai nipoti,n la barretta Kinder a fine cena.

me un esercito. Andrea e Cecilia hanno le loroo idee sulle diete adatte ai bambini, sulle fiab be che devono ascoltare ( quelle splatter, terrific canti ma formative, come insegnava Bruno Bett telheim, benché anche Hulk abbia i suoi meri iti) e sulle cure per le loro malattie talvolta vere ma per lo più presunte. Cecilia si circonda dima anuali sul mestiere di nonna e ha le sue idee su tu utto: sulla scuola materna, sui nomi da dare ai bam mbini e su quelli da evitare, sulla violenza ini television­et l ( ci sono cartoni animati da far impallidir­e Shining e L’esorcista). Sono idee per lo più sballate, visto che l’educazione dei bambini non è un protocollo da seguire punto per punto ma puro istinto, e come viene viene. Strano, però, è che a Cecilia e Andrea — e in pratica soltanto a loro tra tutti i nonni — la compagnia e la custodia del bambino siano fatte cadere dall’alto. Di solito, novantanov­e su cento, i nonni moderni sono sempre di guardia, come soldati con lo schioppo a spall’arm davanti all’altare della patria. Per capirlo basta calcolare l’età media delle persone che aspettano i bambini all’uscita delle scuole elementari e materne. O quella degli accompagna­tori di bambini al luna park. Nonni dappertutt­o, un esercito di nonni, legioni di vecchi carampani che dilagano attraverso le città come zingari e « baluba » secondo Matteo Salvini. Soltanto i bambini extracomun­itari — che hanno i nonni lontani e irraggiung­ibili, salvo che via Skype o su FaceTime — sono sempre per mano di mamma o papà. Ci sarà pure un perché se sono i bambini più tristi e immusoniti tra quelli che escono da scuola o giocano a « ce l’hai »

nei giardinett­i.

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del libro Avete contato bene le dita? Confession­i semiserie di un nonno alle prime armi
(qui a lato la copertina). Il volume è edito da Rizzoli (2015, pp. 288, 17...
Un’altra avventura A sinistra, il giornalist­a e scrittore Gino Nebiolo, autore del libro Avete contato bene le dita? Confession­i semiserie di un nonno alle prime armi (qui a lato la copertina). Il volume è edito da Rizzoli (2015, pp. 288, 17...
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