La lotta per il marciapiede
La polizia vuole riportare l’ordine e spostare gli ambulanti. Che resistono per sopravvivere
«Dobbiamo ridare i marciapiedi ai pedoni». Così il capo della polizia, Vichai Sangparpai, ha dichiarato guerra alle bancarelle di Bangkok. Street food d’ogni tipo e T-shirt taroccate, souvenir per turisti, dvd piratati e bevande in bottiglie di plastica: la Thailandia ha deciso di spazzare via uno dei “simboli” della capitale, la megalopoli che più cresce nel continente. Allegato al proclama, infatti, c’era un dettagliato piano di battaglia, con un ultimatum scaduto nei giorni scorsi: i venditori avrebbero dovuto traslocare altrove, nelle stradine laterali, “autorizzate alla vendita”, situate a diversi chilometri di distanza dalle vecchie zone, individuate dall’amministrazione come nuova area di mercato. Ulteriore restrizione: le bancarelle sarebbero dovute rimanere chiuse nelle ore diurne di maggior traffico. Un modo per “uccidere” le loro attività, secondo gli ambulanti, che traggono il proprio sostentamento da questo commercio e che, comunque, rispondono all’esigenza di migliaia di clienti a basso reddito. Ma il giro di vite dell’amministrazione ha fatto leva su una reale richiesta dei residenti nelle aree in cui si fa fatica a camminare per la presenza delle bancarelle: la pagina Facebook del gruppo che si oppone alle bancarelle vanta più di 8mila like. Del resto, secondo il municipio, i venditori registrati sono 20mila, ma molte decine di migliaia in più sono quelli che espongono la propria merce illegalmente: forse addirittura 400mila. Un numero a cui si è giunti con l’arrivo, accanto agli ambulanti d’antica tradizione, degli immigrati dal Nord-Est della Thailandia in cerca di nuove possibilità di reddito. In realtà, l’operazione “trasloco” è stata decisa dalla giunta arrivata al governo meno di un anno fa con l’idea sbandierata di “riportare l’ordine nel Paese”: proclami che riguardano anche il gioco d’azzardo e il consumo di stupefacenti. Naturalmente, da dove si comincia se non dal settore più “facile” da reprimere e la cui attività si svolge alla luce del sole? Il fatto è che, come sottolinea la sociologa della Thammasat University Narumol Nirathron, all’esigenza di controllare la folla di street vendors deve comunque corrispondere, da parte delle autorità, un piano più ampio per venire incontro alle esigenze degli stessi venditori. Come finirà? Per ora, com’è sempre andata con gli ambulanti d’ogni latitudine e longitudine. «Le autorità verranno e noi ci nasconderemo. Quando andranno via, usciremo e continueremo a vendere le nostre merci», ha detto sotto anonimato un mercante di Klong Thom, nel cuore storico di Bangkok, al giornalista Preeti Jha, dell’Afp.