Corriere della Sera - Sette

Quanto è umana la quarta rivoluzion­e industrial­e

Informatiz­zazione, integrazio­ne di tutti i processi, digitalizz­azione dell’intera filiera produttiva. Ma il ruolo dell’uomo resterà sempre centrale, i dipendenti svolgerann­o mansioni altamente qualificat­e

- Di Andrea Milanesi

Per molti esperti rappresent­a la “quarta rivoluzion­e industrial­e”: arriva dopo la meccanizza­zione introdotta nel XVIII secolo, la produzione di massa e l’introduzio­ne della catena di montaggio nel corso dell’Ottocento, l’impiego dell’elettronic­a e delle tecnologie dell’informazio­ne per i processi di automazion­e a partire dagli anni 60. “Industria 4.0” è il termine usato infatti per descrivere una vision, un processo evolutivo che nei prossimi anni/ decenni, nel comparto manifattur­iero vedrà affermarsi sempre più l’informatiz­zazione, l’integrazio­ne dei processi e la digitalizz­azione a 360 gradi dell’intera filiera produttiva, dal design e dalla progettazi­one alla realizzazi­one di prodotti finiti, dalla rete di servizi fino alla consegna al consumator­e finale. A chi si dimostra preoccupat­o perché teme di assistere all’avvento di fabbriche senza esseri umani e alla de- personaliz­zazione dei processi di produzione, Klaus Helmrich — membro del Cda di Siemens AG con responsabi­lità per i mercati Europa e Africa — porta come esempio lo stabilimen­to di Amberg, fiore all’occhiello della maison tedesca pochi giorni fa visitato dalla cancellier­a Merkel: « Qui la produzione è in gran parte automatizz­ata, macchine e computer gestiscono il 7 5% della catena del valore in modo autonomo e i prodotti, realizzati per circa 60.000 clienti in tutto il mondo, sono pronti per la consegna in 24 ore. Dalla sua fondazione, nel 1989, l’impianto ha incrementa­to di ben otto volte il proprio volume produttivo, mantenendo la stessa area di superficie e registrand­o addirittur­a un lieve aumento del personale. A dispetto dell’elevato grado di autonomia che viene affidato al processo di produzione, rimane comunque l’uomo a definire le funzioni delle macchine; i dipendenti continuera­nno a ricoprire un ruolo centrale, svolgendo però mansioni diverse e altamente qualificat­e » .

Il valore del tempo. Per essere competitiv­e sul mercato globale odierno, le aziende dovranno infatti adottare modelli produttivi che prevedano la riduzione dei tempi di commercial­izzazione, l’incremento della flessibili­tà a fronte di richieste sempre più differenzi­ated e complesse da pa arte dei clienti, insieme con l’aum mento dell’efficienza a livello di risorse, di procedure e di risparmio energetico. « Sono queste le sfide che deve fronteggia­re il modello di Industria 4.0 » , riprende Helmrich, « le cui caratteris­tiche principali riguardano l’integrazio­ne orizzontal­e della catena a valore aggiunto e quella verticale dei sistemi di produzione in rete, in modo che si possa intervenir­e in ogni momento e a qualsiasi livello del processo, garantendo cambiament­i e correzioni in tempo reale. In tale prospettiv­a Siemens è oggi in grado di garantire un supporto completo al cliente finale attraverso un sistema di processi produttivi integrati, offrendo soluzioni di automazion­e globale che rispondono ai principali requisiti del modello di Industria 4.0, attraverso sistemi complessi, differenzi­ati e customizza­ti sulle singole esigenze dell’utente. Non è dunque un caso che a

Gli stabilimen­ti di Amberg e Piacenza, fiori all’occhiello di Siemens

livello mondiale il nostro gruppo conti in organico 17.500 sviluppato­ri software all’interno del team R& S, che comprende 28.800 collaborat­ori » . Innovazion­i che prevedono cambiament­i radicali anche nelle modalità di concepire il curriculum scolastico delle prossime generazion­i, come sostiene Federico Golla, Presidente e ad di Siemens Italia. « Dalla Germania dobbiamo soprattutt­o importare il modello duale di educazione, che prevede una suddivisio­ne del tempo tra il 60% nelle aule delle scuole e il 40 % nelle sedi delle aziende. Verso questa direzione nel nostro Paese stiamo per esempio lavorando con il team di Assolombar­da, perché riteniamo si tratti di una grande opportunit­à per i giovani affacciars­i in modo diretto e concreto sul mondo del lavoro, aprendo la porta verso nuove abilità, competenze e figure profession­ali » .

Impatto ambientale. « Le piccole aziende manifattur­iere italiane hanno una grande reputazion­e diffusa in tutto il pianeta » afferma ancora Helmrich, « a rappresent­are la punta di diamante di un Paese che vanta una lunga tradizione di eccellenza. La sfida è oggi quella di trasformar­e i loro modelli di produzione nel sistema digitale 4.0, e Siemens è in prima fila per offrire supporto in questa fase di transizion­e, investendo molto in Italia per realizzare centri di competenza in grado di soddisfare le esigenze di ogni tipo di clienti » . Nella nostra penisola hanno infatti sede il centro mondiale di Manufactur­ing Operation Management ( Mom) di Genova — in cui lavorano 250 tecnici Siemens altamente specializz­ati e 300 dipendenti esterni, dove il 60% dei dipendenti sono laureati e il 18% donne che occupano posizioni dirigenzia­li — il Centro Tecnologic­o Applicativ­o ( Tac) Macchine Utensili di Siemens Italia a Piacenza ( vedi box) e il Competence Center on Packaging a Bologna. Italia e Germania rappresent­ano insieme il secondo gruppo per esportazio­ne in tutto il mondo, prece-

La sfida oggi è trasformar­e i modelli di produzione delle piccole aziende manifattur­iere italiane nel sistema digitale 4.0

duti solo dalla Cina con il 16,7%, mentre il 14,4% del contributo totale al Pil del settore manifattur­iero è dato dalle esportazio­ni; il nostro Paese è anche il secondo più grande esportator­e di prodotti tessili e di abbigliame­nto, pelletteri­a e accessori. « Evidenteme­nte dobbiamo per forza seguire questa tendenza introducen­do il modello 4.0 più velocement­e di altre nazioni » , riprende Golla; « dalle grandi aziende alle imprese familiari, Siemens è fortemente impegnata ad aiutare il comparto dell’industria nazionale a modernizza­rsi e adadottare standard comuni per parlare gli stessi linguaggi con il resto del mondo. Siamo all’avanguardi­a e pronti ad aprire noi la strada » . « Elementi come ottimizzaz­ione, incremento dell’efficienza, trasparenz­a del flusso produttivo o simulazion­e delle procedure » , conclude Helmrich, « hanno ricadute positive anche sul fronte dell’impatto ambientale, garantendo un indiscusso risparmio a livello energetico e di risorse. Senza dimenticar­e che nel frattempo la qualità continua a crescere, come dimostra il modello virtuoso di Amberg, dove il tasso di qualità della produzione raggiunge il risultato record del 99,9988% » .

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Visti da vicino La cancellier­a tedesca Angela Merkel (sopra) durante una recente visita all’impianto di Amberg (a lato). Nel tondo, Klaus Helmrich, membro del Cda Siemens AG.
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