Uno stimolo (elettrico) per riprendersi dall’ictus
L’ictus lascia segni più o meno gravi. Molto dipende dalla tempestività con cui si interviene, con farmaci o chirurgicamente, sulle zone del cervello colpite dall’emorragia. Poi dai tempi rapidi della riabilitazione neurologica, che deve seguire protocolli di lavoro ben definiti con il fisioterapista. Il colpo cerebrale produce emiplegia destra se colpisce l’emisfero sinistro e viceversa: in pratica, si perdono parzialmente o completamente, a seconda della gravità della lesione, i movimenti volontari di un lato del corpo. Nella rieducazione motoria, i tempi sono fondamentali perché prima si riattivano i circuiti cerebrali, minori saranno i danni lasciati dall’ictus, maggiore sarà la possibilità di una restituito ad integrum della coordinazione, dei movimenti fini delle mani, delle braccia, del cammino, dell’equilibrio e della comprensione.
Esperimento riuscito. Il dipartimento di Psicologia dell’università Milano Bicocca e il centro di Neuroscienze NeuroMi hanno ideato e condotto per due anni un interessante esperimento sulla riabilitazione motoria. Lo studio era centrato sull’aprassia ideomotoria, cioè il deficit dei gesti volontari, e ha ottenuto risultati importanti. Una zona spesso lesionata dall’ictus è la parte posteriore dell’emisfero sinistro del cervello: in pratica, si ha un danno al lobo parietale sinistro. È l’area che “programma” i movimenti volontari, come i semplici ( ma in realtà complessi) gesti della mano che eseguiamo facendo “ciao” o il segno di “ok”. Nello studio, è stata utilizzata una stimolazione elettrica transcranica non invasiva, a bassa intensità, applicata alla corteccia parietale posteriore sinistra per 10 minuti a seduta. Ed è stato riscontrato che i movimenti volontari, in fase di riabilitazione, riprendevano più rapidamente ed erano più accurati. Un risultato non da poco per le patologie neurologiche, dove ottenere il giusto movimento significa anche avere meno dolori articolari, meno deficit muscolari, più autonomia in breve tempo. E costi ospedalieri inferiori.
Intervenire in fretta. In particolare, per quanto riguarda la ripresa dei movimenti spalla- gomito- mano, riuscire a eseguirli il più presto possibile vuol dire anche allontanare il rischio di una delle più dolorose conseguenze dell’ictus, la “sindrome spalla- mano”. È una condizione nella quale il braccio si gonfia, per colpa della stasi venosa e linfatica, fa un gran male, perché si infiammano alcune terminazioni nervose, e manca la forza muscolare. Oltre a essere invalidante, rallenta la rieducazione, perciò va a scapito della salute generale del paziente. E ovviamente comporta un carico di assistenza maggiore da parte dei familiari. In caso di ictus, dunque, qualsiasi stimolo a una precoce ripresa, psicologico o elettrico che sia, può fare la differenza: dal punto di vista strettamente fisico, ma soprattutto nella qualità
della vita.